venerdì 31 agosto 2012

Lettera aperta ai colleghi di C.A.

Cari colleghi,

voglio condividere con voi alcune riflessioni sul famoso-famigerato Decreto Balduzzi.
Come molti di voi sapranno, la discussione della bozza in consiglio dei ministri  è stata rimandata a
mercoledì  p.v., e probabilmente, la bozza definitiva sarà resa pubblica martedi.
Ad un'attenta lettura delle ultime bozze circolanti non si può stare assolutamente tranquilli, soprattutto nel passaggio che recita: "le regioni possono , nei limiti delle disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale loro assegnate , provvedere alla dotazione strutturale, strumentale e di servizi delle forme aggregative ed organizzative fornendole in maniera diretta oppure tramite l'erogazione di risorse finanziare necessarie per l'acquisizione degli stessi beni e servizi.”
La possibilità e non l'obbligo di  farsi carico dell’organizzazione   e l'opzione  di poterla demandare ,in alternativa, alle forme aggregative, di fatto, smantella il sistema di assistenza h 24 (medici di famiglia il giorno e medici di c.a di notte e nei festivi) così come sinora conosciuto: capillare, accessibile, equo ed economico.
 Esprimo una forte preoccupazione per tutti  i medici di ca e  per coloro che sono titolari di contratto a tempo indeterminato, e sulla loro futura  riallocazione all'interno di queste organizzazioni funzionali, ma soprattutto per i colleghi precari (quasi il 40% dei 13.000 medici operanti sul territorio nazionale).
Chi sarà il loro nuovo datore di lavoro? La regione , l'azienda, oppure i componenti delle aggregazioni funzionali?  O peggio ancora delle cooperative, così come per gli infermieri?
E che dire dei giovani medici appena formati che, sino ad oggi ,potevano almeno aspirare a lavorare nei servizi di continuità assistenziale, e domani magari lavoreranno ancora più sottopagati nelle AFT o UCCP?
Sono contenta che anche altri  si siano finalmente accorti che l’assistenza h 24 7 gg su 7 già esiste; ma c’è da chiedersi chi sia il consulente e l’interlocutore del  costituzionalista  Balduzzi  in materia di sanità.
Io sono uno del 8000 medici titolari di doppio incarico e non mi sento affatto pronta  agli studi medici h 24 così come sono concepiti, come qualcuno ha  dichiarato sui giornali e come me tanti altri. Ede gli altri 7000  medici di C.A , età media 50 anni, cosa ne facciamo ? Li rottamiamo?

il programma dello SMI, da sempre, è  questo :
  1. Servizio di continuità assistenziale coordinato dall’Azienda; 
  2. Riconoscimento del lavoro usurante notturno; 
  3. Tutele economiche e professionali;

Non mi pare che altri aspirino a questi stessi diritti per il settore che dicono di rappresentare

 Adesso  è inutile  che chi, in nome di una  fantomatica  rifondazione (come se si dovesse ricostruire su delle macerie, negando tutto ciò che di buono i medici hanno fatto nell’ambito del SSN) , cerchi di tranquillizzare la categoria, quando ha deciso, fin dall’inizio, che l’agnello sacrificale di questa  pseudo-riforma  doveva essere l’anello più debole della catena: la Continuità Assistenziale.

Cerchiamo di difendere la dignità del nostro lavoro.
Cerchiamo di difendere il nostro DIRITTO al lavoro.

Pina Onotri
Responsabile Nazionale SMI –C.A.


Gestire i Gestionali.

La segreteria SMI LAZIO ha deciso di organizzare una serie di appuntamenti per corsi di aggiornamento sull'utilizzo dei gestionali di studio più in uso e dei corsi di formazione sulla ricetta elettronica.

I corsi,gratuiti, si terranno in via Merulana 272 e sono aperti a iscritti e non iscritti

Vi inoltro il calendario:
11 settembre h. 19.30 corso per utenti  PROFIM 

12 settembre ore 19.30 corso per utenti FPF

13 settembre h. 19.30 corso per utenti MILLEWIN

18 settembre h.19.30 corso per utenti Medico 2000 

19 settembre h. 19.30 corso per utenti PERSEO

I corsi hanno un numero limitato di posti, per cui gli interessati sono pregati di dare la loro adesione scrivendo a smi_lazio@alice.it oppure telefonando allo 06/4826742 , specificando il corso a cui si è interessati.
 
 

Rimandato a settembre

Più esattamente a mercoledì 5 settembre.
Il decreto Balduzzi non verrà discusso oggi, ma mercoledì prossimo.
Evidentente i dubbi sulla qualità del provvedimento non ce l'abbiamo solo noi.
L'ipotesi più fondata, a mio avviso, è che il rinvio sia preliminare alla trasformazione del decreto (o di una sua parte) in disegno di legge da inviare alla discussione delle camere.
Comunque il sito di Quotidiano Sanità di oggi è pieno di voci critiche sul decreto, dall' editoriale di Cesare Fassari  all'articolo di Ivan Cavicchi alle dichiarazioni di Costantino Troise (ANAAO-ASSOMED) a quelle di Gilberto Gentili (Confederazioni Associazioni Regionali di Distretto) a quelle di Matteo Piovella (Società Oftalmologica Italiana) che usa parole molto forti contro il disegno di Balduzzi. Guarda caso l'unica voce a favore è quella di un farmacista oltre a quella già espressa dall'ineffabile dipendente ministeriale a tempo pieno dott. Giacomo Milillo.


giovedì 30 agosto 2012

Se pensate che non si può scendere più in basso di così....

...ricredetevi, si può sempre cominciare a scavare.

A questo link la versione peggiorativa del decreto uscita oggi dal preconsiglio, e che domani verrà discusso al Consiglio dei Ministri.

Non ci si stupisca poi se lo SMI attacca la FIMMG accusandola di sudditanza psicologica,
perchè é proprio la sudditanza quella che si sta preparando per i Medici di Medicina Generale, solo formalmente  liberi professionisti (specie quando si tratta di pagare le tasse), ma di fatto soggetti a più obblighi dei dipendenti.

Forte contrasto tra le posizioni dello SMI e quelle della FIMMG sulla riforma Balduzzi

da DottNet:

Decreto sanità, Smi attacca la Fimmg: 

Milillo soffre di sudditanza psicologica. 

Il provvedimento potrebbe slittare, ma Balduzzi è ottimista

  ''Questo decreto è la conseguenza di un colpo di sole estivo. Si tratta di disposizioni apocalittiche che uccideranno la figura del medico di famiglia, l'unico professionista che negli anni ha superato indenne le vicissitudini della sanità pubblica mantenendo sempre un alto grado di apprezzamento tra i cittadini. I sindacati come la Fimmg, evidentemente, se avallano passivamente le decisioni del ministro soffrono di sudditanza psicologica. Per noi, invece, questo sarà terreno di battaglia''.

  E' il duro affondo del presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi), Giuseppe Del Barone, a proposito del decreto sulla sanità annunciato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Sono vari i passaggi del decreto che non vanno giù al numero uno del sindacato dei medici di base e degli ospedalieri. A cominciare dall'apertura h 24 e 7 giorni su 7 degli studi dei medici di famiglia. Dello stesso parere anche il vicesegretario nazionale dello Smi, Luigi De Lucia. ''La frenata di ieri sul decreto - dice - evidenzia il problema di fondo: l'assoluta mancanza di copertura economica per una riforma di questo genere. Di fatto non ci sono soldi a sufficienza per garantire l'h 24 e i 7 giorni su 7''. La Fimmg, come si ricorderà, aveva invece visto con favore l’iniziativa del ministro Balduzzi: “Non più ''solo'' il medico di famiglia, ma tutto uno studio medico ''di fiducia'', aperto 24 ore su 24, sette giorni alla settimana, con il contributo anche di altri professionisti come infermieri e medici specialisti e con apparecchi diagnostici di base”. 

Medicina Generale in salsa veneta

A questo link potete vedere una delibera della Regione Veneto che anticipa le linee guida della riorganizzazione dell'Assistenza Primaria sul territorio.
Ritengo che la lettura di questo documento possa essere di grande interesse anche per chi non é veneto.

mercoledì 29 agosto 2012

Trarre i dovuti insegnamenti dalle altrui esperienze

Il titolo di questo post richiama un auspicio che in Italia sembra irrealizzabile.

Mentre in Italia ci si prepara ad attuare una riforma ricalcata su modelli anglosassoni, con il beneplacito entusiasta della dirigenza nazionale del sindacato maggioritario della Medicina Generale Italiana, lì dove questi modelli sono stati attuati da tempo vengono stilati bilanci non esattamente soddisfacenti sul funzionamento di questi modelli.

Questo vale sia per l'esperienza del fascicolo sanitario elettronico che per le cosiddette aggregazioni funzionali.

Vi propongo una lettura interessante riguardo quest'ultimo aspetto: 

 

Pubblicata su Medici Oggi

 
L'aggregazione forzata in Gran Bretagna non paga


La situazione della medicina generale in Gran Bretagna contiene elementi di parallelismo con quanto avviene in Italia circa intese o spinte che istituiscano aggregazioni funzionali territoriali e unità complesse di cure primarie. Questo perchè il Governo di Gordon Brown aveva affidato al sottosegretario Lord Dazi di elaborare un piano per ridefinire la medicina di famiglia in macroaggregazioni, definito sui giornali “ Policlinics “. Due passaggi del dibattito in corso Oltremanica appaiono particolarmente duri e significativi:
-Il rapporto del servizio sanitario pubblico e “universale” con una professione smembrata in sottogruppi (Primary Care Trusts-PCT, assimilabili alle nostre aggregazioni o équipes, ma con personalità giuridica) che si presentino come interlocutori più ricorrenti, a livello locale, del sindacato;
-La presenza di delegati/referenti di tali sottogruppi che vestono due abiti in conflitto di interesse tra loro: medici convenzionati e portavoce delle richieste del distretto.
In Gran Bretagna, dove la marcia verso l’aziendalizzazione della medicina generale è partita prima, oggi c’è anche preoccupazione per lo sviluppo di centri di salute – spesso edificati con operazioni congiunte tra capitali pubblici e privati – dove operano i medici di famiglia convenzionati con il National Health Service. Queste “case della salute”, oltre a sorgere in aree dove magari non ce n’era bisogno, richiedono investimenti extra, sottratti a una miglior dotazione del medico inglese. L’allarme viene da un rapporto della Commissione Sanità della Camera dei Comuni, appoggiato da analoga analisi critica del Royal College of General Practitioners - la società scientifica dei medici di medicina generale britannici-, che si sofferma sulle carenze delle ultime riforme delle cure primarie.
Due i nodi-chiave:
1)I Primary care trusts (PCT), ovvero le aggregazioni territoriali con personalità giuridica previste dalle ultime convenzioni, non funzionano quasi mai bene. Ancora adesso, dopo anni di prova, non sono in grado di fare fronte ai compiti richiesti dalla riforma delle cure primarie; è spesso sentita come scadente dai medici la qualità del management, in genere gestito da figure amministrative (ma non è la laurea in medicina il punto). In secondo luogo, non sono ancora stati bene compresi i costi che a regime comporteranno le riforme sul territorio, che si susseguono da alcuni anni. Né il Ministero della Salute britannico né le altre autorità sanitarie londinesi hanno azzardato cifre ufficiali sui risparmi attesi. Infine, nessuno – rileva la commissione parlamentare guidata da Steve Field – sembra accorgersi che dove il PCT - votato a migliorare la qualità dell’assistenza - tarda a realizzarsi, si rischia di sviluppare una sistema sanitario differente (non necessariamente a velocità “ridotta” ma pur sempre vettore di disparità).
2) Gli Health Centres, ovvero le case della salute britanniche, guidate dai medici di famiglia-general practitioner, non convincono. Gli esperti della commissione, così come anche la British Medical Association ( il fortissimo e unitario sindacato dei medici ) non sono convinti che dovrebbe esservene uno per ogni aggregazione territoriale/PCT. E raccomandano che l’istituzione di queste “case” sia discussa e decisa volta per volta, a livello locale.
A questo punto molti esponenti della medicina generale britannica iniziano a tirare le somme dopo l’illusione del contratto del 2004, con il quale il governo Blair destinò un investimento mai visto prima per innalzare la qualità organizzativa e clinica del servizio. Le successive leggi, quasi mai precedute da progetti-pilota né “sposate” dalla British Medical Association, in realtà sembrano premiare solo le aree dove ci sono pochi medici o ci sono davvero molti malati cronici. In quei contesti, aggregazione territoriale potrebbe voler dire più qualità, anche nella retribuzione del medico. Nelle altre aree si profilano dubbi forti e crescenti: aggregare generalisti, farmacisti ed infermieri non vuol dire farli lavorare meglio e nemmeno farli iniziare a lavorare “insieme”. Può invece voler dire speculare per costruire case della salute che non offrono i servizi richiesti, in particolare nelle contee dove non si tenessero in debito conto le richieste delle rappresentanze della popolazione.
E’ difficile prevedere se le regioni italiane, vere interlocutrici della classe medica, nei prossimi mesi sapranno trarre insegnamenti concreti da questo dibattito e da queste reazioni, solo in apparenza lontane, ma in realtà molto parallele e come quasi sempre in anticipo in Gtan Bretagna e possibile esempio di errori o problematuche da non seguire e già bocciate o modificate là dove erano state proposte o imposte e poi verificate o bloccate.

Francesco Carelli
Membro Royal College of GP , membro del General Medical Council
e International Ambassor of Association of Healh Care Professionals
 
Errare humanum est...
...perseverare autem diabolicum
 

La riforma, riformata?

Quotidiano sanità ci mette a disposizione la nuova bozza del decreto Balduzzi che verrà discusso al Consiglio dei Ministri di dopodomani.
L'esito è incerto visto che altri dicasteri hanno avanzato diversi dubbi di costituzionalità di merito e di copertura, e anche se non si conoscono i contenuti di tali dubbi, sembra probabile che la strada della decretazione d'urgenza non possa essere percorsa per l'intero contenuto della cosiddetta miniriforma Balduzzi.
Staremo a vedere.

Oltre 7000!

Domani saranno 3 mesi esatti dall'inaugurazione di questo Blog e il bilancio sembra essere positivo, infatti alle ore 15:45 di oggi gli accessi al blog sono risultati essere ben 7014 in soli 90 giorni.

Per essere un blog così giovane ed essere rivolto ai medici di medicina generale di una sola asl, direi che è un buon risultato, che conferma la mia convinzione che l'informazione è conoscenza, e che  la conoscenza ci dà la possibilità di  poter partecipare alle decisioni che riguardano la nostra vita professionale, o quanto meno di riuscire a cavarsela in questo momento piuttosto difficile.
Ringrazio tutti per l'interesse dimostrato, che spero possa continuare come  prometto continuerà il mio impegno.
Cordiali saluti e buon lavoro
Pina Onotri

martedì 28 agosto 2012

Il Medico d'Europa N°35 del 28/08/2012

Periodico On-Line del Sindacato Medici Italiani

GUARDIA MEDICA, IL CASO MILANO. LO SMI DENUNCIA LA GRAVE SITUAZIONE DEL SETTORE

28 agosto - A Milano al concorso per 300 posti di guardia medica si presentano 99 candidati. Scoppia lo scandalo: sempre più attuali le ripetute osservazioni e critiche dello Smi.  Le dichiarazioni di Pina Onotri e Enzo Scafuro ai mezzi di comunicazione

(Leggi tutto...)

CALABRIA, LO SMI BOCCIA LA GESTIONE COMMISSARIALE DELLA SANITA'

28 agosto - Lo Smi Calabria boccia la gestione commissariale della sanità regionale. Male la fase sperimentale su certificati e fascicoli online, nessun potenziamento del territorio e riconversione della rete ospedaliera. Grave attacco alla guardia medica e al 118

(Leggi tutto...)


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Tel. 06.442.541.68 - Fax 06.442.541.60 - info@sindacatomedicitaliani.it
 

Ultime notizie: Avanti tutta. Forse.

Persino all'interno del governo sulla cosiddetta riforma Balduzzi si avanzano dei dubbi.
Di costituzionalità, di merito e di copertura.
Scusate se è poco.
Vedi Repubblica
e il Corriere
Vedremo...

Il succo della faccenda

Quotidiano Sanità pubblica oggi una sintesi della MiniRiforma Balduzzi, che verrà discusso il 31 agosto al Consiglio dei Ministri.
Potete leggere questa sintesi a questo link.
Il fatto che un provvedimento di tale portata venga presentato sotto forma di Decreto Legge, a fine agosto, da un governo tecnico e privo di rappresentatività politica la dice lunga sullo stato di salute della rappresentatività democratica di questo paese, e il fatto che il segretario del sindacato con il maggiore numero di iscritti della Medicina Generale italiana si ritenga soddisfatto dalle anticipazioni del provvedimento (anche a costo zero) la dice lunga sullo stato di salute della rappresentatività sindacale di questa professione.
Il dispositivo di legge è, per ora, solamente un atto di indirizzo, e quindi necessiterà per la sua attuazione di un certo numero di provvedimenti legislativi di tipo attuativo, nonchè, si spera, di una trattativa contrattuale, e come si sà i contratti sono bloccati ope legis fino al 2015 (ma non si sa mai).
Ci vorrà quindi ancora un pò di tempo per sapere come si andrà a finire, ma riteniamo questo percorso difficile e pieno di insidie.
Da parte nostra, come Sindacato dei Medici Italiani, cercheremo di difendere al meglio gli interessi di tutti i medici, ma, per farlo nel miglior modo possibile, avremmo bisogno che i colleghi non sindacalizzati, e quelli che ancora sono iscritti al sindacato maggioritario pensassero seriamente all'uso che viene fatto delle loro deleghe sindacali, e cercassero di sostenerci.

Il disegno nascosto (ma non troppo)


Il disegno che si va delineando è abbastanza chiaro: la Continuità Assistenziale è un lavoro difficile che viene svolto in mezzo a gravi difficoltà e con scarsi mezzi, tanto che mano a mano che la pletora medica si sta riassorbendo è sempre più difficile trovare chi voglia farlo.
Allora invece di risolvere i cronici problemi della Continuità Assistenziale è più conveniente abolirla, scaricando il problema sulla Medicina Generale. Con la complicità dei soliti noti.
A dimostrazione di questo riporto una nota ANSA e una dichiarazione del sen. Palagiano presidente della Commissione Sanità al Senato.
La cosa è diventata così evidente che persino il sen.Palagiano (autore dell'Ordine del Giorno sulla ricetta monopezzo) sembra cominciare ad accorgersene.

Sanita': a Milano mancano le guardie mediche

Nove su 10 hanno subito almeno una volta un'aggressione

(ANSA) - MILANO, 27 AGO - Solo 99 medici hanno risposto al bando dell'Asl per 300 guardie mediche a Milano. Lo riferisce Repubblica. 'Si tratta di un lavoro duro, pericoloso, poco retribuito' spiega Pina Onotri, del Sindacato dei medici italiano (Smi). 'Chi fa la guardia medica - aggiunge - non ha diritto a malattia, maternita' e ferie retribuite. Senza contare che il 90% delle postazioni sono prive degli standard di sicurezza'. In Italia 9 guardie mediche su 10 hanno subito almeno una volta un'aggressione.

Palagiano (IdV): "Bene obiettivi, ma molte perplessità su chi dovrà fornire le dotazioni tecnologiche agli ambulatori, non vorrei il vero obiettivo della 'riformetta' fosse lo smantellamento, senza clamori, dei presidi di guardia medica ai fini di una infinita spending-review e non il miglioramento dell'assistenza al cittadino".


lunedì 27 agosto 2012

Lettera ai colleghi

Cari colleghi,
in queste ore sto ricevendo numerosissime chiamate  da tutta Italia in seguito agli articoli comparsi su alcune testate giornalistiche a livello nazionale.
Gli articoli riguardano la riorganizzazione h 24 , 7 gg su 7 della medicina generale.
Chiaramente tutti voi mi esprimete preoccupazione per quanto riguarda il futuro del nostro settore.
Non commento gli articoli dei giornali nè le dichiarazioni FIMMG in proposito    (come se in Italia non fosse mai esistita l'assistenza h 24 365 giorni all'anno), ma sicuramente stiamo all'erta aspettando il decreto Balduzzi del 31 agosto, per vedere se sono state recepite le osservazioni fatte dalle OO.SS sul riordino cure primarie.
Appena sarà pubblicato il decreto, faremo le nostre osservazioni e vi daremo notizia immediata di tutte le novità.
Potete contare sempre sul mio impegno e sull'impegno del sindacato tutto a difesa del settore  e del nostro  lavoro, soprattutto per i colleghi   con contratti a tempo determinato, così come è stato per la Toscana dove in seguito alla nostra proclamazione dello stato di agitazione c'è stato il dietro-front della regione sull'annunciata soppressione della continuità assistenziale.
Cordiali saluti


Ma a nome di chi parla Milillo?

Leggiamo da eDott quanto segue, e riportiamo senza condividere:

 

Decreto sanità: MMG soddisfatti, meno gli ospedalieri


I medici di famiglia apprezzano le misure del decreto sulla sanità che il ministro Renato Balduzzi si appresta a portare in Consiglio questa settimana: «Per noi è la riforma più importante dal 1980 a oggi», si spinge a dire Giacomo Milillo, il segretario della Fimmg, il sindacato di categoria con più iscritti. Meno soddisfatti gli ospedalieri soprattutto per la riforma dell'intramoenia che andrà svolta in strutture comprate, affittate o convenzionate dalle aziende.
Si prevede la creazione di gruppi di professionisti - che potranno lavorare anche con pediatri, guardie mediche, specialisti e infermieri - che gestiranno insieme strutture aperte tutto il giorno, dove gli assistiti troveranno sempre una risposta a molti dei loro problemi di salute. «Stimiamo che per mandare avanti questi studi ci vogliano 15-25 dottori spiega Milillo. Siamo contenti che il decreto raccolga le nostre proposte di rifondazione della professione del medico di famiglia». I medici di famiglia di recente hanno polemizzato duramente con Balduzzi per la norma che li obbliga a scrivere il principio attivo dei farmaci sulle ricette e non più il nome commerciale. «Non facciamo ripicche, quella legge non ci piace ma questa ci va bene - spiega Milillo - Certo, non escludo che i singoli medici, dopo anni di frustrazioni e di manovre che hanno cercato di condizionare la loro attività, siano un po' diffidenti, però la strada è quella giusta». Con gli ambulatori strutturati in modo diverso i dottori potranno dedicarsi anche alla medicina di iniziativa, «cioè potremo essere noi a contattare i pazienti, ad esempio cronici, per sincerarci che seguano le terapie facciano gli esami. Con il tempo vedremo una diminuzione dell'attività degli ospedali e quindi una riduzione di spesa. Certo, a quel punto le risorse andranno spostate sulle nostre strutture».
Entro la fine dell'anno i medici ospedalieri potranno svolgere la loro attività privata solo negli ambienti della Asl o dell'ospedale. A tredici anni dall'introduzione dell'intramoenia, il ministro Balduzzi vede «il bicchiere mezzo pieno» poiché solo la metà delle strutture ha rispettato i diritti del cittadino, organizzando la libera professione intramuraria come prevede la legge originale.
I pagamenti ai medici che svolgono attività intramuraria fuori dall'ospedale in assenza di spazi dedicati diventano tracciabili: carte di credito, bancomat, bonifici, assegni, ma niente contante. Le prestazioni hanno tariffe minime e massime. Si prevede anche un prelievo del 5% da investire nella riduzione dei tempi d'attesa. Gli studi privati devono essere collegati alla rete telematica aziendale. In questo caso il medico dipendente in rapporto di esclusiva col servizio sanitario (il 95% hanno compiuto questa scelta) non può lavorare dove siano presenti medici non dipendenti. Per avere l'autorizzazione, su base annuale, dovrà garantire un fatturato pari o superiore a 12 mila euro. I direttori generali che entro marzo 2015 saranno stati inadempienti nel rispetto delle scadenze rischieranno la riduzione del 20% dello stipendio.

L'omnibus passa il 31 agosto

Il già annunciato "Decretone" o "Decreto omnibus" andrà al Consiglio dei Ministri il 31 agosto.
A questo link potete scaricarne il testo (anteprima di Quotidiano Sanità) .
Si tratta ovviamente ancora di dichiarazioni di principio i cui contenuti sono già stati annunciati più volte anche su questo Blog, vedremo cosa le organizzazioni sindacali sapranno fare nella fase attuativa per tutelare i medici.


domenica 26 agosto 2012

Il campo del vasaio delle associazioni dei consumatori.

Se qualcuno si fosse domandato come mai le cosiddette associazioni dei consumatori si siano prestate in maniera così solerte a sostenere i provvedimenti del governo, può comprenderlo facilmente leggendo fra le righe il seguente articolo dell'agenzia giornalistica ANSA.
Ma forse il governo le ricompenserà con la stessa moneta.
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Associazioni dei consumatori: stretta sui finanziamenti.

Il governo studia nuove regole per ridurne il numero.

Obiettivo, spingere le associazioni a confederarsi(Ansa)

ROMA - Finora l'avevano scampata bella alla crisi. Le associazioni dei consumatori, nate sull'onda del movimento di Ralph Nader negli Usa nel '70, e proliferate nel nostro Paese dal decennio successivo in poi, potrebbero conoscere un drastico ridimensionamento, in stile spending review. 
Tutta colpa di un regolamento, cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico, che completerà il Codice del consumatore, e che richiederà una stringente procedura di tracciabilità degli iscritti di cui andranno ad esempio allegate le generalità e i codici fiscali. Un modo per rendere più rigoroso l'iter che lega le attività svolte ai finanziamenti pubblici. Oggi infatti per figurare nell'elenco del Cncu, il Consiglio nazionale dei consumatori, che è una sorta di patente di esistenza in vita, e dà tra l'altro diritto ai finanziamenti per i progetti, servono almeno 30 mila iscritti.
Ora, anche se nessuno lo dice ufficialmente, sarebbe in atto una moral suasion da parte del ministero perché le associazioni si confederino, indirizzando i finanziamenti (residui) per i progetti a pochi anziché disperderli in mille rivoli. Anche qui siamo dunque a una forma di revisione della spesa. 
«Stiamo facendo un nuovo regolamento interno», conferma Giuseppe Tripoli, capo del Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione: «Non è una cosa contro le associazioni dei consumatori, tutt'altro. È un modo per aumentare la trasparenza». Si tratta di un meccanismo coerente con quello usato per le Camere di Commercio al cui interno siedono anche rappresentanti delle associazioni, che per dimostrare i requisiti devono consegnare tutta la documentazione. E si vuole garantire così anche i consumatori che aderiscono alle class action , in quanto i soggetti legittimati ad agire in forma collettiva sono proprio le associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale. E quelle iscritte al Cncu lo sono di default .
Uno schema di regolamento circola già in via informale negli uffici delle associazioni. E i segretari delle stesse sanno che anche di questo si discuterà nella prossima riunione del Cncu, il 12 settembre, con il sottosegretario Claudio De Vincenti.
Dal 2003 le associazioni dei consumatori hanno cominciato a contare su una parte delle multe incassate dall'Antitrust e dall'Autorità per l'energia elettrica. Fino al 2007 ben 47,7 milioni per finanziare progetti di informazioni ai consumatori. Poi sono cominciate le ristrettezze e la finanziaria 2010 ha destinato quasi l'intera somma alla gestione delle emergenze. A maggio di due anni fa l'ultimo importo stanziato: 4,5 milioni per il finanziamento di «interventi diretti a facilitare l'esercizio dei diritti dei consumatori e la conoscenza delle opportunità e degli strumenti di tutela». Le associazioni si sono consorziate in quattro gruppi intorno a altrettanti progetti: «Diogene. La lanterna del consumatore», finanziato con 1.013.704 euro, «Guarda che ti riguarda», per 1,2 milioni, come per «Informa-con», e «Check-up diritti» per i quali lo stanziamento è 988 mila euro. Circa 250 mila euro ad associazione. Sempre dai proventi delle multe, altri 13 milioni vengono destinati alle Regioni per i loro progetti per i consumatori, dagli sportelli alle brochure , molti dei quali sono attuati proprio in collaborazione con le associazioni.
Ma se i fondi vengono stanziati a fronte dei progetti svolti, che c'entra il numero delle tessere? Ai progetti possono partecipare solo le associazioni del Cncu, secondo l'articolo 137 del Codice del consumo che richiedef quale requisito per l'iscrizione nell'elenco, tenuto presso il ministero, un numero di iscritti «non inferiore allo 0,5 per mille della popolazione nazionale e una presenza sul territorio di almeno cinque regioni, con un numero di iscritti non inferiore allo 0,2 per mille degli abitanti». 
Il punto è: chi certifica gli iscritti? Per adesso esiste solo un'autocertificazione del rappresentante legale dell'associazione. E, inutile dirlo, qualcuno gioca al rialzo. «La Federconsumatori è la più rappresentativa - garantisce Rosario Trefiletti, che è d'accordo con i criteri più pressanti - abbiamo 160 mila iscritti. E i nostri sono veri, non come quelli che ne dichiarano 300 mila. La riduzione può avvenire se c'è un controllo sulle associazioni, se hanno sedi territoriali, se lavorano, se hanno iscritti o se sono tre quattro avvocati che si mettono assieme». Paolo Martinello di Altroconsumo premette che «il proliferare delle associazioni è dovuto all'assenza di controlli». Quindi appoggia anche lei l'operazione? «Certo, non si può arrivare al punto che le associazioni nascano solo per avere quei 200 mila euro l'anno». «Quando ci sono di mezzo soldi pubblici bisogna essere trasparenti», dice Pietro Giordano di Adiconsum, e «se noi lo richiediamo a partiti e pubblica amministrazione, dobbiamo esserlo per primi». Possibile che nessuno dica una parola contro? «Beh, certo. Se ci sono meno associazioni...». Ecco: quelle che restano ci guadagnano. 
Melania Di Giacomo

Convenzione a costo zero? Non per noi.

Chi aveva dubbi su quanto Balduzzi ha in mente può leggere questo articolo di Repubblica. In sintesi: studi medici aperti per 24 ore 7 giorni su 7, ricetta digitale e sportelli telematici.  Insomma costo zero forse per la parte pubblica, ma a noi costerà sicuramente molto.

sabato 25 agosto 2012

Una voce fuori dal coro.

Fa piacere, in concomitanza della campagna mediatica che ci dipinge strumentalmente come collusi sperperatori e fannulloni per giustificare provvedimenti legislativi dannosi e demagogici, riportare ogni tanto una voce esterna alla nostra professione che difende il nostro ruolo e ne riconosce le difficoltà.
Un bell'articolo di Luciano Randazzo su l'Opinione che potete leggere a questo link.
Peccato solo la foto del dott. Tersilli, comunque grazie a Luciano Randazzo.

Aggiornamento nota AIFA n°66

Nota AIFA n.66
Da oggi entrano in vigore le modifiche della Determinazione 09 Agosto 2012.
Le modifiche non sono sostanziali e prevedono specificamente che la nimesulide va usata per trattamenti di breve durata (cosa che del resto già facevamo).
Per visualizzare cliccare sul link all'inizio del testo.

venerdì 24 agosto 2012

Tavoli tecnici e amenità di fine agosto

Mentre il ministro Balduzzi annuncia alla stampa la prossima convocazione di un tavolo tecnico per la prescrizione farmaceutica, con tutti gli "attori" coinvolti (attori mi sembra una definizione adatta visto che si tratta di una farsa), vorrei raccontarvi un episodio che mi è appena capitato.
L'altro giorno mi ha chiamato al telefono il farmacista vicino al mio studio per chiedermi come intendevo regolarmi con la presrizione per principio attivo.
Con il farmacista abbiamo una relazione di cortese vicinato e nulla più, per cui la sua telefonata mi ha sorpreso un pò.
Sembra che il farmacista sia rimasto traumatizzato da un paziente, il cui medico, un collega di zona, ha attivato sul suo programma gestionale la prescrizione secca per solo principio attivo.
Il paziente, edotto dal collega che poteva farsi dare il prodotto che preferiva, ha chiesto al farmacista i suoi farmaci abituali, solo che  non si era portato nè la lista nè si ricordava i nomi, per cui il malcapitato farmacista ha dovuto perdere mezz'ora per individuare i numerosi farmaci mostrando varie scatolette al paziente.
Devo confessare il mio divertimento alla sua narrazione; non dico che tutti dovremmo fare così, ma è divertente sentire che un farmacista, titolare per di più, ha dovuto ingoiare la stessa medicina che noi trangugiamo ogni giorno.


giovedì 23 agosto 2012

Capra e Cavoli

Su Quotidiano Sanità leggiamo le ultime esternazioni del ministro Balduzzi sulla ormai nota norma prescrittiva.
Di interessante c'è il seguente passaggio: “La norma dice che il medico deve sempre indicare il principio attivo. Se invece reputa che ci siano ragioni collegate alla storia della malattia del paziente o altre ragioni che egli ha valutato nel corso della sua esperienza di medico allora può motivarlo esplicitamente e rendere obbligatorio il farmaco con il nome commerciale. In realtà il medico può in tutti i casi indicare il nome commerciale come orientamento. In questo caso i pazienti sono liberi di acquistare l’equivalente o chiedere il farmaco di marca a prezzo più alto, su cui però dovrà pagare la differenza”.
In pratica il ministro dice che la lettura fatta su questo blog lo scorso 31 luglio era corretta.
Del resto la sintassi e la punteggiatura hanno un potere normativo superiore e antecedente a quello del ministro.
Allora? Si può cercare di salvare capra e cavoli, come suggerito dal post pubblicato il 22 agosto, sempre su questo blog?
Forse si, attendiamo comunque le inevitabili circolari esplicative ed applicative e che le software house adeguino i programmi gestionali.



mercoledì 22 agosto 2012

Diffusione del farmaco equivalente in Italia:

 La verità dietro la propaganda

 
Il grafico quì sopra riportato si trova a pagina 254 del rapporto OSMED, che potete scaricare dal link posto di spalla a questo blog.
Il rapporto OSMED è una pubblicazione annuale sull'uso dei farmaci in Italia a cura dell'AIFA e dell'Istituto Superiore di Sanità, può quindi essere considerato una fonte ufficiale e attendibile.
Da questo grafico si può vedere come a dicembre del 2011 il consumo di farmaci equivalenti, cioè dei generici e dei farmaci originator a brevetto scaduto, coprono circa il 60% delle dosi acquistate in Italia.
Si vede anche come l'utilizzo dei farmaci equivalenti sia cresciuto dal 20% circa di gennaio 2004 al 60% di dicembre 2011.
Quello che invece non è cresciuto è il numero di dosi in percentuale dei generici propriamente detti cioè dei cosiddetti unbranded.
Ricordiamo che gli originator a brevetto scaduto sono venduti per lo più al prezzo di riferimento, quindi uguale al generico, o poco di più. Consultare il prontuario per verificare.
E' quindi evidente come i medici italiani non siano siano stati sordi al richiamo del risparmio, ma abbiano posto attenzione anche alla filiera di produzione del farmaco, prediligendo i prodotti meglio noti che fornivano maggiore garanzia di qualità, pur essendo venduti al prezzo di riferimento.
Non è quindi vero quanto viene sbandierato dalla propaganda di stato che i medici ostacolino i farmaci equivalenti, ma tra questi cercano di usare quelli che sentono più sicuri per i loro pazienti.
E' altresì vero che la fiducia nei generici unbranded non è cresciuta in questi 7 anni, ma la causa di ciò non è certo dovuta a collusione o a ostilità per il progresso, nè tanto meno al desiderio di far spendere soldi al SSN (che non ha speso un centesimo di più) o al paziente (che il più delle volte non ha pagato nulla o pochi centesimi di differenza) ma al fatto che come diceva una famosa pubblicità: "la fiducia è una cosa seria che si dà alle persone serie", e dove sono le persone serie tra tutti questi personaggi che straparlano di generici e di spesa sanitaria?