giovedì 28 febbraio 2013

Il Tar condanna la Regione Campania a pubblicare 192 carenze di Continuità Assistenziale


da Quotidiano Sanità

 Il Tar ha dato ragione a un ricorso dello Smi e dell’Umus e ha condannato la Regione a pubblicare le 192 carenze di continuità assistenziale (guardia medica) più il pagamento delle spese. Onotri (Smi): “Ribadita importanza del rispetto della pianta organica di guardia medica”.

In Campania il Tar ha dato ragione a un ricorso dello Smi e dell’Umus e ha condannato la Regione a pubblicare le 192 carenze di continuità assistenziale (guardia medica) più il pagamento delle spese.  Soddisfatta Pina Onotri, responsabile nazionale Continuità Assistenziale dello Smi, ricorda che “questo provvedimento, frutto dello straordinario lavoro di Rosa D’Agostino, fa seguito ad altri in Calabria che hanno, invece, ribadito l'importanza del rispetto della pianta organica di guardia medica, pronunciandosi contro la soppressione delle postazioni”.

È in corso una forte iniziativa politica e giudiziaria contro il processo di smantellamento e precarizzazione dell’area della continuità assistenziale – conclude Onotri – e la giustizia dà ragione allo Smi e ai medici del settore. Bisogna bloccare queste pericolose iniziative delle regioni, a partire dalla inaccettabile fuga in avanti della Toscana che intende plasmare un modello di assistenza h16 "scaricando" dalla mezzanotte al 118 l’assistenza ai cittadini. Si affossano così i professionisti della guardia medica, invece di valorizzarli utilizzandoli nell'assistenza diurna e per le attività distrettuali a integrazione oraria (codici bianchi e assistenza domiciliare). Un progetto che contrasta, oltretutto, con le stesse linee guida sul 118 approvate dalla Conferenza Stato-Regioni. La direzione deve essere un’altra. Nel Lazio, per esempio, lo Smi ha chiesto la fine del lavoro sotto organico e un’inversione di tendenza guardando alla soluzione concreta delle criticità, anche prevedendo una centrale telefonica di Continuità Assistenziale funzionante h24, 7 giorni su 7, considerato che delle 440 mila chiamate che arrivano dalla centrale di Roma, circa 200 mila sono fuori dalla fascia oraria. Se si smantella il servizio, che come si evince dai numeri evade migliaia di richieste, il risultato sarà un maggiore afflusso ai Pronto Soccorso e un aumento di mole di lavoro per i medici di famiglia. Non serve inventarsi progetti strani, non servono le cooperative o le società di servizio, l'H24 già esiste ma si deve far funzionare meglio” 


martedì 26 febbraio 2013

Mobilità intraregionale ed interregionale dei medici di CA titolari anche di incarico di Medicina dei servizi

In merito al quesito inoltrato dallo SMI alla SISAC circa la mobilità intraregionale ed interregionale dei medici di CA titolari anche di incarico di Medicina dei servizi, la SISAC a sua volta ha chiesto ai sindacati un parere circa l'interpretazione della norma.

A questo link il parere inviato da noi.

domenica 24 febbraio 2013

Pubblicate le Linee di Indirizzo Stato-Regioni su Emergenza Urgenza e Continuità Assistenziale.

Quanto contenuto in questa intesa, che dà il titolo al post, è in pratica quanto da tempo nella regione Lazio stiamo chiedendo: una centrale telefonica di C.A funzionante h24 7 giorno su 7 (considerato che delle 440.000 chiamate che arrivano alla centrale di C.A di Roma, circa 200.000 sono per quota persa, cioè fuori fascia oraria). 
Ed è quanto abbiamo chiesto in Toscana, andando contro le linee programmatiche FIMMG REGIONE: l'h 24 va mantenuta e nel contempo va potenziata l'assistenza diurna con medici di c.a utilizzati anche per attività distrettuali (codici bianchi e assistenza domiciliare), ad integrazione oraria. 
Se si smantella il servizio,  che come si vede dai dati, evade migliaia di richieste il risultato sarà un ancora maggior afflusso ai P.S ed un aumento della mole di lavoro anche per i medici di famiglia, che considerato quanto fanno durante la  settimana  non mi pare proprio il caso lavorino il sabato e la domenica.
Non serve inventarsi progetti strani, non servono le cooperative o le le società di servizio, l'H24 noi già lo facciamo.
Di seguito una nota del mio collega toscano dott. Marco Bruni
Cari colleghi,
invito tutti a leggere con molta attenzione i documenti allegati (scaricabili ai link in fondo a questo post).
E' opportuno che ognuno di noi inizi a farsi una idea chiara di quello che sta succedendo, delle problematiche che l'ultimo ACR firmato in Toscana sta determinando soprattutto in un contesto più generale. Questo allo scopo di cercare di trovare soluzioni adeguate ad una situazione che si sta profilando, proprio perchè slegata da norme chiare e generali, come estremamente variabile non solo tra regione e regione, ma e soprattutto tra le varie aziende toscane. Intendo dire che il momento è delicato perchè ogni azienda, in un contesto di regole maldefinite, da la sensazione di fare come crede.
Ricordo che, per chi non lo sapesse, questa intesa firmata tra stato e regioni il 7 febbraio scorso, è, di fatto, il seguito di un'altra intesa stato regioni, avente lo stesso tema, firmata lo scorso anno. Questo primo documento è stato da noi portato alla trattativa proprio perchè proponeva un modello, inerente il servizio di CA, in contrasto con la proposta fimmg/regione. Ebbene a suo tempo fu detto dalla regione che tale intesa (che aveva valore per il 2011/2013) era assolutamente superata dagli eventi. Ebbene oggi, dopo un anno, questa ultima intesa non fa altro che ribadire quanto a suo tempo sostenuto dal primo documento. Documento che noi avevamo preso a modello per fare la nostra proposta: H 24 come modello per le cure primarie, percorsi emergenza-assistenza primaria come assolutamente separati, h 16 come supporto all'h24 laddove sia possibile ma non in alternativa.
Il fatto che la conferenza stato regioni ribadisca quanto indicato un anno fa la dice lunga sulla fuga in avanti della Regione Toscana che ha negato pubblicamente il valore di tale accordo. Fuga in avanti che però non sembra supportata nè dallo stato, nè dalle altre regioni.
E' ovviamente pericoloso che lo stato voglia andare da una parte (non solo lo stato ma anche tutti i partiti continuano a parlare di h 24) e la regione toscana da una parte totalmente diversa, perchè ovviamente si entra in un ginepraio di forzature contro cui ci dobbiamo organizzare.
Invito quindi tutti a leggere attentamente i documenti che potranno/dovranno essere tenuti come riferimento ed eventualmente proposti per ribadire l'adesione ad un modello nazionale concordato e non a estremismi e soluzioni fantasiose e di provincia.


giovedì 21 febbraio 2013

Lo Smi avvia un’azione legale per il riconoscimento dell’indennità di esclusiva. Prime sentenze favorevoli a Civitavecchia e Brescia

Da DottNet
Per lo Smi l’indennità di esclusività è un diritto, “per cui diciamo no a errate interpretazioni nel calcolo dell’anzianità per la definizione della continuità dell’attività”. Sulla scorta di quest’affermazione il sindacato avvia un’azione legale nazionale poiché, come spiega il vice segretario Smi e vice presidente Fvm, Francesco Medici, la maturazione dell’esperienza professionale a 5 o 15 anni e i relativi scatti, “non possono essere vincolati alla continuità dell’attività”.

Due sentenze (l’ultima confermata in appello il 16 gennaio scorso) hanno dato ragione al ricorso dello Smi-Fvm su questo tema. “A Civitavecchia e a Brescia i tribunali hanno dato ragione alla nostra linea - ha spiegato Medici - e la stessa Corte di giustizia Europea si è espressa contro l’applicazione discriminatoria e penalizzante del riconoscimento dell’anzianità nei contratti italiani”. Smi  (ora in Federazione Veterinari e Medici. La sigla che lega Smi e Sivemp) ha da sempre contestato all’Aran la determinazione con cui si stabiliva che per ottenere il passaggio di fascia economica dell’indennità di esclusività fosse necessaria un’esperienza professionale (anzianità) pari a 5 o 15 anni senza “soluzione di continuità”. “Riteniamo che l’esperienza si matura anche se tra un periodo ed un altro di lavoro vi sia un’interruzione di pochi o di tanti giorni – precisa Francesco Medici - ma nulla è servito, la controparte pubblica ha tirato dritto con un’interpretazione sbagliata e penalizzante. Tanto è vero che ad oggi l’ anzianità pari a 5 o 15 anni si computa tenendo conto dei periodi di lavoro prestati anche a tempo determinato purché questi non abbiano avuto soluzione di continuità fra loro ovvero se tra un incarico anche a tempo determinato ed un altro si fosse registrata anche una minima discontinuità anche indipendente dalla volontà del lavoratore (in molti casi era la Asl che pretendeva l’interruzione di un mese tra un rinnovo e l’altro) i periodi a monte di tale interruzione non venivano ritenuti validi per calcolare l’anzianità richiesta”.  “Ogni mese di “ritardo” – continua il dirigente Smi-Fvm - comporta non solo una diminuzione della retribuzione spettante ma, stante il blocco contrattuale instaurato nel 2010, anche l’impossibilità di ottenere i benefici maturati in questi anni. Per tali motivi già nel 2000 abbiamo presento un ricorso pilota presso Civitavecchia, vinto in primo grado e confermato in appello il 16 gennaio scorso. Inoltre, un altro è stato presentato da FVM a Brescia e anche in questo caso hanno prevalso le nostre ragioni. Forti di tali esperienze oggi possiamo proporre a tutti i medici italiani una soluzione a questo annoso problema”.  “Avvieremo un’azione legale forte contro questa ingiustizia – conclude Medici - chi risponde ai requisiti sopra indicati, potrebbe beneficiare di una revisione del calcolo del periodo di anzianità e quindi un “anticipazione” della data di maturazione dei requisiti di legge, con il conseguente possibile conguaglio dello stipendio”.


lunedì 18 febbraio 2013

CONTINUITA' ASSISTENZIALE, UN SERVIZIO CHE FUNZIONA. L'APPELLO DAL CONVEGNO SMI DI BARI

COMUNICATO STAMPA

SANITÀ, SMI: I FATTI SPAZZANO VIA LE “CHIACCHIERE” PRETESTUOSE. ANNA LAMPUGNANI, SMI: “IN PUGLIA I DATI SULLA GUARDIA MEDICA PARLANO CHIARO: SOLO A BARI OLTRE 135 MILA INTERVENTI L’ANNO. ALTRO CHE SERVIZIO DEFICITARIO”

PINA ONOTRI, SMI: “UN SERVIZIO DA POTENZIARE E VALORIZZARE, NON DA ROTTAMARE COME SI PENSA DI FARE IN TOSCANA”

Da Bari nel corso di un partecipato convegno, tenutosi nei giorni scorsi e organizzato dal Sindacato dei Medici Italiani-Smi (presenti l'assessore al welfare del Comune, Ludovico Abbaticcho, il Direttore Generale dell’Asl locale, Angelo Colasanto, il componente del coordinamento della SISAC, Vincenzo Pomo), la responsabile nazionale continuità assistenziale dello Smi, Pina Onotri e la segretaria regionale, Anna Lampugnani hanno attaccato chi nei mesi scorsi ha parlato di scarsi risultati per quanto riguarda la guardia medica in Puglia e colto l’occasione per ribadire la netta contrarietà ai progetti di rottamazione del servizio avanzati da altre regioni, in prima linea la Toscana: «A chi dice che la guardia medica non è necessaria, rispondiamo con i fatti e con il duro lavoro - spiegano le due dirigenti dello Smi - i dati solo su Bari ci confermano che gli interventi (chiamate telefoniche, visite domiciliari e non) in un anno solo sono stati oltre 135mila. Un interfaccia reale con il cittadino, nonostante le difficoltà in cui operano i medici del settore dal punto vista normativo:: mancanza di tutele su malattia, ferie, maternità e lavori notturni e usuranti. E anacronistiche incompatibilità con altre attività; e strutturale: sedi spesso fatiscenti, senza copertura telematica, mancanza di sicurezza. La situazione è così complicata che in questi anni in Italia il numero degli addetti è sceso da 15mila a 11mila».

«Non ha senso che si continuino ad alimentare polemiche pretestuose, che poi vengono smentite dai fatti –conclude Onotri - e di seguire modelli fuorvianti come quello toscano che vanno nella direzione dell’h16, delegando dalla mezzanotte il servizio al 118, che dovrebbe esclusivamente preoccuparsi delle urgenze-emergenze. Bisogna cambiare completamente prospettiva. Da questo riuscitissimo convegno a Bari emerge una seria proposta: la continuità assistenziale è un servizio da potenziare, non da ridimensionare. Si valorizzino i professionisti che vi operano, si rinnovino (anche tecnologicamente) e si mettano in sicurezza le strutture. Questo è uno dei cardini della futura riorganizzazione delle cure primarie»

Roma, 18 febbraio 2013

Chiarimento Ministeriale con anticipo al 31 Maggio della compilazione del documento della valutazione del rischio

A questo link la circolare del Ministero


domenica 17 febbraio 2013

Incontro Dibattito: Ruolo dei distretti e delle strutture di prossimità


Segnaliamo, al di fuori di ogni manifestazione  a fini elettorali di qualche candidato,una occasione importante per il nostro futuro professionale e per  la realizzazione di una nuova cultura del territorio, l’incontro dibattito sul tema:  
POLITICHE E STRUMENTI PER L’INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA  NEL LAZIO: RUOLO DEI DISTRETTI E DELLE STRUTTURE DI PROSSIMITÀ
che si svolgerà Martedì 19 Febbraio presso il Caffè Letterario, Via Ostiense 83/95 (Piramide), a cui darà il suo contributo alla tavola rotonda il collega Antonio Bertolini


Lo SMI incontra il Candidato alla Presidenza della Regione Lazio


Martedi 12 febbraio

Hanno partecipato all’incontro ristretto e prolungato il Segretario Regionale SMI - Lazio Giammarco Polselli, i quadri sindacali Cristina Patrizi, Pina Onotri Francesca Perri e Antonio Bertolini.
Una occasione preziosa per interloquire con il Candidato Nicola Zingaretti e ribadire il peso dello SMI , ormai noto alla politica sanitaria, e la linea del sindacato rispetto alle proposte in difesa del sistema pubblico.
Rispetto per il lavoro medico e la dignità professionale, no all’esternalizzazione delle attività sanitarie alle cooperative, risorse economiche da investire nell territorio, ruolo primario dei Distretti nelle nuove organizzazioni del lavoro territoriali, stabilizzazione dei precari nell’ospedalità pubblica, revisione del taglio lineare dei posti letto :queste alcune proposte della Segreteria Regionale SMI Lazio, che si è detta pienamente d’accordo che le nuove aggregazioni territoriali debbano essere integrative, ove necessario, ma ha ribadito che le stesse non sono sostitutive della capillarità degli studi medici che già trovano nella rete la loro integrazione a vantaggio degli assistititi. E’ stata portata a conoscenza del candidato Presidente la situazione della guardia medica che soffre di gravi carenze di organico e di problematiche sulla sicurezza e sulle politiche dell’emergenza da riorganizzare in toto.





Modifica età minima di accesso all'attività agonistica.

Ai seguenti link è possibile visualizzare e scaricare le note della Regione Lazio relative all'età minima di accesso all'attività agonistica.

Nota 20555 del 01/02/2013 (lettera di accompagnamento)
Comunicazione del Ministero della Salute (con Tabelle)


Incontro sull'appropriatezza presso l'Ordine dei Medici di Roma.

Su questo blog stiamo seguendo passo passo l'evoluzione dell'iniziativa del collega e amico dott. Roberto Berti che unitamente a numerosi colleghi ha inviato un esposto all'Ordine dei Medici di Roma sulle inappropriatezze e omissioni prescrittive di ospedali e policlinici universitari.
(vedi precedenti post: 1, 2, 3, 4, 5)
Pubblico ora il suo resoconto dell'incontro avuto in proposito presso l'Ordine dei Medici il 14 febbraio scorso.
GLI EVENTI: (gli orari sono approssimativi)
0RE 10:30 sono in sala d'attesa affollata causa ritardo nelle udienze.
ORE 10:35 vedo arrivare il Direttore Sanitario dell ASL RMB
ORE 11:00 Vedo arrivare ( e soprattutto sento) la Direttrice Sanitaria del PTV con Assistente
ORE 11:30 La Direttrice PTV pretende di essere ricevuta da sola dal Presidente
ORE 11:50 La Direttrice entra da sola dal Presidente
ORE 12:00 la Direttrice PTV esce, dicendo "basta è finita" prende sottobraccio il Direttore   Sanitario della ASL RMB , la sua assistente, e se ne vanno.

ORE 12:01 Sono SOLO e, solo, vengo poco dopo ricevuto dal Presidente che mi informa che i Direttori Sanitari sono assenti per 2522 validi motivi e giustificati, ma che però avrebbero confermato il loro impegno a collaborare in tema di contrasto all'inappropriatezza prescrittiva.

Consegno le copie campione dell'inappropriatezza prescrittiva, che saranno inoltrate agli interessati dal'Ordine, aggiungo qualche parola ( ormai superflua) di spiegazione sulle varie tipologie di inappropriatezza, e prendo atto che RICEVEREMO LA COMUNICAZIONE UFFICIALE CONCLUSIVA SULLA PROCEDURA.
Quando tale comunicazione arriverà la inoltrerò a tutti.


________________
quelli esposti sono i fatti relazionati con i crismi dell'ufficialità.
commenti e considerazioni ad una prossima mail
ciao a tutti R.
 
 

sabato 16 febbraio 2013

Considerazioni su TSO e Guardia Medica


I medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) rispondono alle urgenze-emergenze psichiatriche (insieme alle altre urgenze emergenze generali e constatazioni di decesso ) per il 65%di ore di cui è composta una settimana.
Nella Asl Roma B effettuano circa 12.000 visite domiciliari all’anno. Di queste il 5% sono attivazioni per patologie psichiatriche.
Le proposte di TSO , fatte dai medici di guardia medica (che vengono attivati nel 90% dalla Centrale operativa del 118 e solo nel 10% dalla centrale operativa di guardia medica ) sono in media circa 50 a trimestre (dati centrale operativa di continuità assistenziale); ma solo l’1% delle proposte viene convalidata dall SPDC di competenza.
 Nelle procedure vi sono una serie di criticità , accentuate dalle ultime disposizioni regionali del 22/10/2012 prot 194959 che prevedono la ricezione della chiamata da parte della centrale 118 e la conseguente attivazione dello psichiatra di turno o del medico di continuità assistenziale e dell’ambulanza. Gli altri enti (112 e 113) vengono attivati solamente dopo l’arrivo del medico sul posto, che viene sentito nel merito.
Quando si tratta di attivazione della continuità assistenziale spesso il medico arriva sul posto e solo successivamente si provvede all’invio dell’ambulanza.
Tutto ciò espone il medico di c.a., che è solo nell’espletamento del suo servizio a domicilio del pz, a dei reali pericoli per la sua incolumità fisica, senza contare l’inesattezza della procedura formale adottata :un procedimento di TSO deve prevedere la presenza di 2 medici (1 che fa la proposta e 1 che la convalida)e la presenza dei vigili urbani in rappresentanza del sindaco.
Le procedure in uso prevedono che spesso sulla sola proposta di TSO (non convalidata da altro medico, né dal sindaco)vengono somministrate contro la volontà del pz terapie farmacologiche e messi in atto dei sistemi di contenzione; il medico si espone , quindi, al reato di violenza privata ( art 610 c.p.) , lesioni personali ( art. 582c.p.) sequestro di persona ( art 605 c.p.); di contro qualora il medico ometta o ritardi il trattamento urgente, potrebbe essere chiamato a rispondere di omissione di soccorso ( art 593 c.p) , quando non di abbandono di persona incapace (art 591 c.p) o di “ omissione di atti d'ufficio”; bisogna sempre tener presente che il medico, che pur in stato di necessità produca un danno alla persona, può essere soggetto ad azione di risarcimento ( art 2045 c.c.)
Nello svolgimento della usuale attività di continuità assistenziale non è, inoltre, ben chiaro, nello scenario delle operazioni , chi deve fare cosa e a chi spetti di fatto il ruolo del team leader.
Non vi è sinergia tra gli attori del sistema , ognuno risponde al suo referente:gli infermieri del 118 alla centrale operativa del 118, i vigili alla loro centrale operativa.;i medici di C.A , rispondono tendenzialmente a se stessi in quanto hanno come unica interfaccia i centralinisti della centrale operativa di c.a (roma) o gli infermieri del 118 (in altre realtà)

La mancanza di un linguaggio comune e di protocolli condivisi tra gli operatori porta ad un aumento della conflittualità
La non conoscenza degli aspetti giuridici e medico legali del problema comporta un aumento del rischio di denunce
La mancanza della conoscenza del vissuto e della storia clinica del pz si traduce in aumento del rischio di errore.
Altro problema che si pone è a chi spetta il trasferimento del pz con ambulanza ? (Per i medici di c..a c’è l’allontanamento del medico di ca dal distretto di appartenenza, mancata copertura assicurativa per i rischi in itinere e per tale ragione la prassi è quella dell’affidamento all’equipaggio infermieristico del 118)
Spesso erroneamente si viene attivati per un TSO; nella maggior parte dei casi si tratta di problematiche sociali e di ordine pubblico;
Solo una piccola parte di proposte di TSO fatte dalla C.A viene convertita dagli psichiatri della struttura pubblica in TSO,;ed in questo caso cosa succede al medico che ha disposto una contenzione fisica o una somministrazione farmacologica? Senza contare i costi di un’ attivazione errata :
1 automezzo + equipaggio .
1 o 2 medici di continuità assistenziale.
1 pattuglia di vigili urbani
Spesso intervengono anche altri attori : vigili del fuoco, carabinieri, polizia.

In conclusione la mancanza di protocolli condivisi e linee guida istituzionalizzate espone il medico di C.A a complesse problematiche medico legali e la mancanza di un’adeguata copertura assicurativa è un altro aspetto non trascurabile del problema.



Corsi ECM presso l'Ordine dei Medici


A Questo link  la newsletter dell'Ordine relativa ai Corsi ECM in programma per i mesi di febbraio, marzo ed aprile 2013

Cronache sarde

Si rompe il muro di silenzio omertoso tipico delle granitiche ed oligarchiche associazioni che peggiorano la qualità di vita e di lavoro dei loro associati. Con il comunicato che trovate di seguito la segreteria della FIMMG di Sassari porta a conoscenza di tutti cio' che e' successo nella bellissima Sardegna.

Dal sito FIMMG Sassari

ACCORDO MEDIR: OLTRE IL DANNO LA BEFFA

Cari Colleghi, oggi è una giornata di scarsa gloria per il nostro sindacato e siamo spiacenti di dover, attraverso il nostro sito, darvi delle comunicazioni che non avremmo voluto.
E’ stato firmato un accordo ponte con la Regione Sardegna nel quale la Segreteria Regionale, pur con il parere contrario delle segreterie provinciali di Sassari e Cagliari che assieme rappresentano la maggioranza degli iscritti in Sardegna, consegna alla classe medica un ulteriore aggravio di lavoro in cambio di un tozzo di pane. Infatti, se come tutti sappiamo l’avvento della ricetta elettronica è un fatto ineluttabile, l’auspicio che a fronte di questo nuovo impegno vi fosse un adeguato compenso era aspettativa legittima di ognuno di noi.
Purtroppo gli 0,80 centesimi di euro che avremo con la firma dell’accordo erano già previsti dal ACN, l’avvio della ricetta elettronica comporterà pertanto un aggravio di lavoro, costi relativi all’adeguamento dei pc per i vari problemi che l’informatica pone e che possono essere risolti solo da personale specializzato, nonché costi di manutenzione. Appare quindi ancora più grave che la Segreteria Regionale abbia sottoscritto tale accordo, ignorando totalmente il mandato ricevuto durante una precedente riunione, accettando un maggiore carico di lavoro e di spese, senza contrattare un adeguato compenso.
In pratica stiamo pagando per lavorare di più.
Ciò contribuirà ad erodere ulteriormente il già depresso potere d’acquisto dei nostri stipendi che, ormai da troppi anni, non solo non vengono adeguati al costo della vita, ma perdono anche rispetto all’inflazione. Una ulteriore manifestazione di inettitudine della segreteria regionale forse troppo impegnata in sofismi e cavilli regolamentari per riuscire a tenere presenti i problemi reali della categoria.
Ancora una volta la miopia di pochi va a scapito di una classe medica al contrario sempre più impegnata e attanagliata da risvolti medico legali ormai soffocanti.
Non consola il pensare che presto la Segreteria regionale, già da tempo sfiduciata dalle segreterie di Sassari e Cagliari che rappresentano da sole la maggioranza degli iscritti della Sardegna, andrà a casa per fine mandato, perché questa come troppe altre lascia dietro di se i danni di una insipienza contrattuale che peseranno negli anni futuri sulla nostra professione.
Sedersi al tavolo di una trattativa e portare a casa meno di quanto previsto dagli accordi nazionali, a fronte di un maggiore carico di lavoro, è chiara manifestazione di incapacità e rappresenta un fallimento sindacale di cui tutti gli iscritti dovranno chiedere conto.
In una prossima riunione dei direttivi provinciali di Sassari e Cagliari si studieranno le iniziative possibili per tentare di ridurre i danni. Resta l’amarezza per l’ennesima occasione perduta ed occorrerà in futuro essere più oculati (o fortunati) nella scelta delle persone nelle quali riporre la nostra fiducia.

venerdì 15 febbraio 2013

PROCLAMATO IL 22 FEBBRAIO IN TOSCANA LO SCIOPERO DEI MEDICI DEL 118

In toscana l'intersindacale proclama lo Sciopero dei Medici dell'Emergenza Sanitaria Territoriale. Deluse le attese in merito alle richieste sindacali in ordine al mantenimento dei posti di lavoro, alla stabilizzazione dei precari, al passaggio a Dirigenza degli aventi diritto, al contenimento dei tagli alla pianta organica Pet, alla tutela e rilancio della figura Medica nel soccorso avanzato rispetto alle ventilate scelte di infermierizzare progressivamente l'EST.

Proclamazione dello sciopero

Articolo della nazione


 

Un po' di coerenza. Perbacco!

E' stato dato infine l'annuncio che l'Enpam pubblicherà sul proprio sito Internet i compensi agli amministratori e ai componenti degli organi collegiali. E la stessa cosa farà la società Enpam Real Estate srl.  Lo ha annunciato lo stesso ente in una nota, ricordando che già da anni le indennità di carica e i gettoni di presenza corrisposti dalla Fondazione Enpam sono liberamente consultabili sul sito Internet della Corte dei Conti.
Tale decisione segue le discussioni seguite alla richiesta in tal senso inoltrata durante il consiglio annuale della fondazione dall'Ordine di Ascoli Piceno e appoggiata da altri ordini.
L'ineffabile Milillo aveva allora dichiarato che la trasparenza restava «uno dei punti cardine della nostra gestione ma respingiamo fermamente le provocazioni, alla quale, altrettanto provocatoriamente, ho risposto che avrei rassegnato le mie dimissioni qualora accettata dal Consiglio». 
Ora che invece sembra che i dati verranno pubblicati, l'ineffabile rifondatore ha dichiarato  che la scelta di pubblicare i dati non è stata «dettata dalle continue pressioni di un ristretto gruppo di presidenti Omceo, bensì di una scelta condizionata dall'indirizzo etico che noi stessi ci siamo imposti». 
Ma le dimissioni promesse? Che fine hanno fatto? Qualcuno dirà che le sue parole erano solo una provocazione, ma credo che molti le avrebbero accolte con favore.

Fonte: doctor33





La cosiddetta "riforma" toscana delle cure primarie non convince nessuno.

Su Quotidiano Sanità  ho il piacere di segnalare il parere del dott. Palermo (Coordinatore della Conferenza dei segretari regionali ANAAO- Assomed) che con ottime argomentazioni demolisce il "modello" toscano.


I CREG in Lombardia. Più ombre che luci

Un flop. Sarebbe questo, secondo un articolo pubblicato su Repubblica, il bilancio milanese della sperimentazione dei Creg, i drg del territorio voluti dalla Regione Lombardia per la presa in carico del paziente cronico. I numeri parlano chiaro. Dei 1100 medici di famiglia di Milano, solo in 60 hanno deciso di partecipare al progetto, riunendosi  in cooperativa e dando vita al Chronic related group. Dopo i primi due bandi fallimentari, a quanto riferisce il quotidiano, ora è stato bandito un nuovo concorso, che scade il 20 febbraio, con una revisione al ribasso dei parametri richiesti riducendo la soglia dei pazienti a 7500. Ma le premesse non sono delle migliori. 
«Sono sempre stato perplesso sui Creg» spiega il presidente dell'Ordine di Milano Roberto Carlo Rossi. «Alla base secondo me, c'è un errore tecnico-concettuale, quello di applicare al territorio ciò che con i drg, e non senza problemi, è stato già applicato a livello ospedaliero. Ma c'è una sostanziale differenza: in ospedale si ha a che fare con pazienti acuti» sottolinea Rossi. «In più dal mio punto di vista è problematico introdurre un pagamento per prestazione e quindi un criterio economicistico per i medici di famiglia. Nel drg» spiega il presidente dell'Omceo milanese «il pagamento è indiretto, con i Creg invece vengono remunerate direttamente prestazioni a provider, che sono i medici di famiglia stessi» . 
Le perplessità, peraltro, sono state espresse fin dall'inizio dall'Ordine milanese, una delle ragioni, secondo Rossi, dello scarso successo della sperimentazione meneghina. 
E per una sperimentazione che non sembra andare, ce n'è un''altra che, almeno per il momento, procede bene.  È quella di Bergamo, che sin dall'inizio ha fatto registrare il numero più alto di adesioni, come conferma il segretario della Fimmg locale Guido Marinoni «su 600 medici 207 partecipano alla sperimentazione, cioè un terzo del totale. È presto per fare un bilancio, ma sicuramente la sperimentazione di Bergamo è in "real life", ossia visto il numero dei partecipanti potrà dare un'idea precisa dell'efficienza del sistema dei Creg. Comunque siamo quasi al primo anno di una sperimentazione che deve durarne due, sono previsti bilanci intermedi, ma è presto per trarre conclusioni definitive» conclude.

Marco Malagutti

martedì 12 febbraio 2013

L'ENPAM pubblica il Vademecum del nuovo sistema pensionistico

A questo link il vademecum dell'ENPAM sul nuovo sistema pensionistico.
Le novità riguardano sia la pensione di vecchiaia che quella anticipata, gli iscritti passati alla dipendenza, i medici liberi professionisti e la pensione del fondo di previdenza generale (Quota A).


lunedì 11 febbraio 2013

Trasferimento interregionale e intraregionale medico di continuità assistenziale ed incompatibilità con incarico nell'ambito della medicina dei servizi – quesito e richiesta interpretazione

Quì la lettera alla SISAC per dirimere il quesito in oggetto


Sistema Helios

Ricevo e volentieri pubblico:

Caro/a Collega,

stai cercando una soluzione per:
- Ridurre i costi di gestione dello studio di Medicina Generale?
- Semplificare il tuo lavoro e quello delle tue segretarie in campo informatico?
- Utilizzare al meglio la tecnologia per la gestione del rapporto con le ASL e con la Clinica Medica?

Ho il piacere di invitarti a partecipare all'incontro con l'
Associazione Sistema Helios che si terrà giovedì 14 febbraio 2013 alle ore 19,30 presso l'hotel Domus SessorianaP.zza Santa Croce In Gerusalemme, 10 - 00185 Roma.

Potrai trovare la soluzione a queste problematiche ed avere risposte ad altre tue esigenze specifiche scoprendo le tante opportunità che l'Associazione
 mette a tua disposizione.

Durante l'incontro parleremo di:
- Sistema Helios: risultati ottenuti e progetti futuri, convenzionamenti, opportunità di collaborazione. Dr. Mauro Marchetti
- Gestione informatica dello studio di MG: riduzione dei costi per il software, assistenza informatica. Dr. Mauro Lopopolo
- Audit clinico: un nuovo strumento di lavoro? Dr.ssa Laura Viotto

Certo del tuo interesse e della tua partecipazione ti aspetto per conoscerti ed iniziare una fruttuosa collaborazione per la costruzione della Medicina del Territorio.

Rispondi a questa email per confermare la tua presenza o chiamami al numero 347 6239601.

Il Presidente,
Dr. Mauro Marchetti
medico specialista in medicina interna
medicina del territorio
MMG
medico di C.A.


domenica 10 febbraio 2013

Durata delle esenzioni dei ticket

 DECRETO DEL MINISTERO DELLA SALUTE, 23 NOVEMBRE 2012
(Gazzetta Ufficiale n. 33 del 08.02.13, pag. 3) 

Definizione del periodo minimo di validita' dell'attestato di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, rilasciato ai sensi del decreto 28 maggio 1999, n. 329

Si terra conto del decreto  in occasione del rinnovo degli attestati già in possesso degli aventi diritto.



venerdì 8 febbraio 2013

Considerazioni sui generici

riporto da www.duerighe.com

Farmaci: colore e forma indesiderate potrebbero essere dannose

 Il generico, utilizzato da più del 70% delle prescrizioni mediche, nonostante sia da tempo “il medicinale preferito” dei pazienti, è ora oggetto di discussioni negative: i farmaci con colore e forma indesiderate, potrebbero essere dannosi. Non corrispondono alle aspettative del malato? Allora il paziente interrompe la cura.

Lo rivelano i dati di una ricerca condotta dai medici del Brigham and Women’s Hospital di Boston, negli Stati Uniti, secondo la quale il 50% dei pazienti che soffrono di epilessia interrompe la terapia se si trova davanti un farmaco generico molto differente per caratteristiche fisiche da quello di marca. Gli studiosi hanno analizzato i casi di pazienti sottoposti a terapia antiepilettica e hanno osservato la probabilità che questi hanno, nel caso di cambio nelle prescrizioni, di continuare la terapia con una pillola che ha una forma o un colore diverso dalla precedente: i ricercatori hanno scoperto che i pazienti che interrompevano la terapia lo facevano in seguito al cambiamento di colore delle pillole, nella maggior parte dei casi.

Aaron S. Kesselheim, uno dei ricercatori del team che ha condotto la ricerca, assistente professore di medicina nella divisione di farmacoepidemiologia e farmacoeconomia, ha dichiarato: "L’aspetto delle pillole è stato per lungo tempo sospettato di avere un legame con l’aderenza alla terapia. Questa è la prima analisi empirica che dimostra che le caratteristiche fisiche delle pillole possono davvero avere questi effetti. I cambiamenti nel colore delle compresse incrementano significativamente la probabilità che il paziente smetta di prendere il farmaco che gli è stato prescritto», commentando così la teoria secondo cui i pazienti che vedono farmaci generici che variano nel colore hanno il 50% di probabilità in più di smettere di prendere la medicina".

Lo studio, pubblicato su Archives of Internal Medicine, ha presentato inoltre le direttive da seguire per medici e farmacisti per comunicare con i propri pazienti ed informarli riguardo alle differenze effettive tra farmaci generici e di marca. Infatti, i pazienti devono essere a conoscenza del fatto che ogni farmaco generico contenga gli stessi princìpi del farmaco di marca, nonostante il diverso colore o la diversa forma. Gli scienziati hanno precisato che i pazienti devono essere consapevoli che le loro pillole possono cambiare colore e forma e, seppure i farmaci generici appaiono esteriormente diversi, sono approvati dalla Fda come bioequivalenti alle loro controparti di marca e sono sicuri. Ai medici spetta il compito di spiegare ai loro pazienti i motivi del cambio dal farmaco di marca al generico ed i pericoli per la salute se si abbandonano le terapie.

Dunque, l’uso dei farmaci generici può essere considerato un vero e proprio rischio se questi inducono i pazienti a sospendere le terapie: cambiare i colori delle pillole può mandare in confusione le persone, soprattutto le più anziane e dover prendere un farmaco di forma e colore diverso da quello che ci si aspettava rende scettico più pazienti di quanto si creda.


Sonia Carrera


 

giovedì 7 febbraio 2013

I Medici interrogano i partiti: le risposte di Balduzzi Barani Bianco e Palagiano

da Quotidiano Sanità

 I quattro rappresentanti di Lista Monti, Centro Destra, Centro Sinistra e Rivoluzione Civile a faccia a faccia con i maggiori sindacati medici. Futuro Ssn, lavoro, precariato, riforma ospedali e territorio. Forti critiche alle Regioni, più riconoscimento ai medici. Impegno per il contenzioso medico legale. Oltre 1.500 contatti per la diretta web di Quotidiano Sanità.

Quasi tre ore di domande e risposte tra i principali sindacati medici italiani e i rappresentanti di quattro delle coalizioni in lizza per le prossime politiche. Protagonisti, l'attuale ministro della Salute e candidato nella Lista Monti, Renato Balduzzi, il parlamentare membro della Commissione Affari Sociali della Camera e candidato nel Centro Destra Lucio Barani, il presidente della Fnomceo e candidato nel Centro Sinistra Amedeo Bianco e il presidente della Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari e sui disavanzi sanitari e candidato per Rivoluzione Civile Antonio Palagiano.

Sedici domande e due minuti per rispondere ad ognuna da parte dei quattro candidati nel confronto. Entro questa cornice di regole si è inerpicato il dibattito “Dai un voto alla Salute” (seguito in diretta web stamattina su Quotidiano Sanità da oltre 1.500 persone), in cui i medici hanno incalzato i partiti in vista dell’imminente appuntamento elettorale. Riforma del Titolo V, cure territoriali, responsabilità professionale, governance del sistema, aziendalizzazione, valorizzazione professionale, precariato, appropriatezza delle cure formazione e non solo sono stati i temi proposti dai medici.

Un dibattito che ha sì visto un confronto serrato (talvolta polemico ma mai acceso nei toni) tra i contendenti, ma che ha proposto alla platea anche visioni comuni su alcuni temi caldi, a partire dalla necessità di mettere mano al Titolo V della costituzione.
E partiamo proprio da qui. A prescindere dalle critiche alla riforma del 2001 targata centrosinistra e nonostante la varietà delle domande sul punto c’è stata unanimità sul futuro del Ssn: “Più ministero, meno Regioni”.

Per Barani del Pdl il problema non è solo nella Carta costituzionale ma è proprio nel modello di sistema, a partire dalla legge 833/78, senza poi considerare gli interventi della 502/92 e dellla 229/99 su l’aziendalizzazione (“Bisogna deBindizzarla” la battuta più usata) che per l’esponente del Pdl sono insieme al titolo V “la vera macchia della nostra sanità” come la politicizzazione del sistema. Seppur con un’impostazione improntata alla difesa dei principi introdotti nel 1978 e dal titolo V sia il ministro Balduzzi che il presidente FnomCeo Bianco hanno invece proposto un modello che prevede una cabina di regia più forte in capo al Ministero della salute e agli enti centrali del Ssn (Aifa, Agenas, Iss). Idea su cui è convenuto anche Palagiano che ha però rimarcato come “servirà coraggio e perlomeno una legislatura”.

Ma se più Ministero, meno Regioni sarà forse lo scenario istituzionale, quale sarà il ruolo del medico negli anni a venire. Le preoccupazioni espresse dai camici bianchi sono state plurime a partire dall’aziendalizzazione su cui tutti i candidati hanno convenuto nella necessità di andare oltre all’aspetto gestionale della sanità visto che la spesa amministrativa è superiore a quella sanitaria in senso stretto. Su le nuove norme introdotte dalla spending review e dal decreto Balduzzi lo scontro è stato invece più acceso.

Il ministro ha difeso il suo provvedimento dagli attacchi sulla mancanza di risorse per la riforma delle cure primarie spiegando “come proprio dalle risorse che si libereranno dalla riorganizzazione degli ospedali si troveranno i fondi per lo sviluppo della rete territoriale. Certo, nessuno ha mai promesso l’H24 in un giorno”, ha poi specificato. Anche Barani ha difeso il provvedimento di cui è stato relatore alla Camera, mentre Palagiano e Bianco non credono che il problema si potrà risolvere solo con una rimodulazione. “Perché possa completarsi – ha specificato Bianco - occorrerà trovare altre risorse. Dobbiamo uscire dalla logica contabile”. “Rivendico di essere stato in piazza contro il decreto Balduzzi. Sono soluzioni, senza risorse”, ha sostenuto invece duramente il candidato di Rivoluzione civile.

Sempre sulla legge Balduzzi, in merito all’articolo 3 sulla responsabilità professionale unanime è stata la convinzione che si potesse fare di più. Tra le proposte quelle di Bianco che ha spinto per l’introduzione delle tabelle di risarcimento e quelle di Palagiano e Barani sull’obbligatorietà per le strutture di avere l’assicurazione o aderire a fondi assicurativi. Balduzzi ha difeso il ‘suo’ articolo e ha trovato “singolare la scelta dello sciopero” (dei ginecologi e delle ostetriche del prossimo 12 febbraio) visto che la politica ha fatto qualcosa sulla questione.

Unanimità di vedute invece sul precariato che Balduzzi e Barani hanno definito  “un’indecenza” e sul cui tema Palagiano ha proposto “lo sblocco del 50% turnover per le Regioni in Piano di rientro che danno segnali positivi”. Altro tema toccato è stato quello della formazione professionale. Se per Palagiano occorre eliminare il numero chiuso all’università e inserire quello programmato per Bianco si potrebbe ridurre di un anno la durata di alcune specializzazioni, mentre per Barani è la mancanza dei ‘maestri’ il problema perché oggi alle università insegnano i “politici”.

Altro tema la prevenzione. Per Bianco bisogna far rispettare i Lea sulla prevenzione. Balduzzi rileva come ci sia un problema di eccessivo uso zuccheri, sali e grassi e dobbiamo ragionare con i produttori e con i Medici di medicina generale che sono fondamentali per la prevenzione”. Sul punto è convenuto anche Barani mentre Palagiano ha criticato l’atteggiamento della politica a cui non conviene parlare di prevenzione perché “non porta consensi”.

Visioni differenti più marcate invece sul tema della sostenibilità del sistema.
 

Per Palagiano, prima di introdurre i ticket (2 mld dal 2014 se non si trova copertura o rimodulazione alternativa), si dovranno trovare risorse attraverso “la lotta contro la medicina difensiva, attraverso la riduzione delle esternalizzazioni e lo sviluppo di ospedali a basso impatto energetico”. Per Barani invece il sistema “è un lusso che non ci possiamo più permettere”. Mentre a difesa del modello universalistico equo e solidale basato sul finanziamento della fiscalità generale si è posizionato Bianco per cui il Ssn “non è un sistema che crolla. L’impegno è finanziare l’universalismo in modo congruo”. Anche Balduzzi è in disaccordo sulla privatizzazione del sistema, ma apre ai fondi integrativi e allo sviluppo delle casse di categoria. 


INDENNITA' DI ESCLUSIVA E CONTINUITA' DI SERVIZIO, PER LA GIUSTIZIA HA RAGIONE LO SMI


UNA BATTAGLIA DELLO SMI, UNA VITTORIA PER I MEDICI
La Corte di Appello di Roma ha rigettato l'appello dell'ASL di Civitavecchia sulla questione della continuità del servizio ai fini della maturazione dell'esperienza professionale utile per l'indennità di esclusività. Ricordiamo che la sentenza di Civitavecchia aveva appunto riconosciuto questo diritto, come sostenuto dallo Smi. Una grande vittoria per il sindacato e per i medici.


mercoledì 6 febbraio 2013

Dai un voto alla salute! Domande e risposte sulla Sanità del prossimo governo

Giovedì 7 febbraio 2013 ore 09.30-12.30
 ENPAM Via Torino 38 Roma
videodiretta web su www.quotidianosanita.it


LE DOMANDE

1. Un’effettiva realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria è fondamentale per lo sviluppo e l’efficacia dell’Assistenza Primaria. Cosa pensate dell’ipotesi di procedere con ogni mezzo, legislativo, istituzionale e organizzativo, ad una attribuzione chiara delle competenze e delle risorse, quali ad esempio un Ministero della Salute e dei Servizi Sociali e un Fondo Socio-sanitario nazionale che inglobi anche tutte quelle risorse che ora sono destinate all’assistenza sociale? (FIMMG)

2. La crisi degli ospedali, di cui le condizioni del Pronto soccorso rappresentano una perfetta rappresentazione, provoca un profondo disagio nei Medici e dirigenti sanitari: incremento dei carichi e del disagio del lavoro, elevata età media per blocco turnover e delle uscite pensionistiche, sempre più vincoli e controlli organizzativi, retribuzioni ferme ma in calo per potere di acquisto, rischio contenzioso elevato, estraneità ai processi decisionali. Una “questione medica” nella prigione del pubblico impiego. Quali gli interventi per evitare fughe e demotivazione? (ANAAO ASSOMED)

3. Di riforma delle cure sul territorio si parla da anni. Ma la politica fino ad oggi ha fatto il gioco delle tre carte spostando risorse economiche dall’ospedale al territorio esclusivamente in modo virtuale. E senza risorse la riforma delle cure primarie rischia di restare sempre sulla carta. Se sarà il suo schieramento a governare si invertirà la rotta con risorse e investimenti certi? (SUMAI)

4. L’esternalizzazione è sempre più un problema per il SSN. Secondo gli intendimenti legislativi dalla 502/92 in poi non avrebbe dovuto riguardare il core-business del sistema sanitario. Al contrario è diventata un sistema sempre più utilizzato a scapito della qualità dei servizi, con professionisti medici e sanitari sottopagati. Come pensate di affrontare tale problema destruente per il SSN? (FASSID)

5. Dopo anni di blocco del turnover, conseguenza dei piani di rientro ma anche dei tagli lineari in sanità, continuando a credere nel servizio pubblico, come pensate di dare una risposta con una risoluzione concreta, fattiva e definitiva al problema dei contratti atipici ed alla drammatica situazione di circa 10mila medici precari? (FP CGIL MEDICI)

6. La carriera del medico si è trasformata in un “sistema di incarichi a tempo”, dove le verifiche gestionali prevalgono su quelle tecnico-professionali. Coerentemente con la richiesta sempre più pressante di un accreditamento d’eccellenza, anche delle strutture pubbliche, non è giunto il momento di tornare a valorizzare, nella carriera e nella progressione economica, i migliori professionisti? (CIMO ASMD)

7. La gestione della sanità in mano alle Regioni ha creato di fatto venti Sistemi Sanitari Regionali ognuno diverso dall’altro. E la gestione della sanità è andata totalmente in mano alla politica. Come pensate e con quale progetto si può espellere la politica dalla gestione della sanità e siete disposti ad impegnarvi per
modificare il titolo quinto della costituzione togliendo alla Regione la gestione diretta della sanità? (CISL MEDICI)

8. Il ruolo e le competenze dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari sono state nel recente periodo oggetto di unilaterali proposte di revisione al ribasso, con trasferimento di competenze anche critiche per la salute dei cittadini, a categorie prive di percorsi formativi paragonabili. Quali sono le Sue proposte al riguardo a garanzia della salute dei cittadini? (AAROI-EMAC)

9. Considerato che il modo più sicuro per contenere la spesa sanitaria consiste nel non far ammalare i cittadini, perché la prevenzione primaria è sempre molto citata ma poco sostenuta e finanziata? (FVM)

10. In attesa della tanto auspicata riforma delle cure primarie i Pronto Soccorso degli ospedali stanno scoppiando. Anche se la riorganizzazione del territorio è necessaria e strategica per il futuro assetto dell’assistenza, non ritenete opportuno, anzi necessario, ripensare il sistema dell’Emergenza–Urgenza e ridisegnare l’accoglienza del Pronto Soccorso? (SMI)

11. Quali garanzie potete offrire oggi sulla permanenza di una specificità di ruolo, funzioni e compiti per l’assistenza pediatrica da 0 a 14 anni nell’ambito della riforma delle cure primarie? (FIMP)

12. Il contenzioso medico-legale ha raggiunto nel nostro paese livelli tali da condizionare in maniera rilevante la relazione fra medico e paziente provocando anche la crescita della cosiddetta “medicina difensiva”, A dispetto della recente sentenza della Corte di Cassazione, il “Decreto Balduzzi” non appare in grado di incidere in maniera significativa su questo problema. Quali proposte concrete intendete fare per risolvere il problema? (FESMED)

13. Da oltre un ventennio è la Legge 502/229 che "regola" l'organizzazione, la funzionalità e la vita del Ssn. In tutti questi anni vi sono stati solo alcuni provvedimenti a carattere meramente correttivo, resisi necessari dai cambiamenti della realtà sociale e sanitaria. Pensate invece che sia pensabile e auspicabile mettere mano a una globale riscrittura legislativa per una vera riforma del Ssn? (ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI)

14. L’attuale numero di borse annuali per l'accesso alle scuole di specializzazione, già largamente insufficiente a coprire i fabbisogni espressi dalle Regioni, rischia di diminuire ancora, lasciando privi di prospettive migliaia di medici che, non essendo in possesso di un titolo post-laurea, non avranno accesso ai concorsi per il Ssn. Siete d’accordo, e se sì come, per una riforma dell'accesso al lavoro all'interno del SSN per i giovani medici? (FEDERSPECIALIZZANDI)

15. Domanda finale (FASSARI Quotidiano Sanità).
A conclusione del nostro incontro una domanda di interesse generale, per i medici ma anche per i cittadini. Condividete il pensiero di quanti sostengono che la sanità per tutti sia un lusso che non possiamo più permetterci e che quindi si debba pensare a nuove forme di finanziamento del sistema per integrare le risorse pubbliche (nuovi ticket, fondi assicurativi privati o quant’altro)?

Rispondono:
  • Balduzzi (Monti)
  • Barani (CentroDestra)
  • Bianco  (CentroSinistra)
  • Palagiano (Rivoluzione Civile)

domenica 3 febbraio 2013

I locali della Guardia Medica sono da considerarsi "privato domicilio"...


...per cui introdursi in essi o soffermarsi senza necessita’ di assistenza configura violazione di domicilio ( Cassaz. 33518/2012)


Una dottoressa, che prestava servizio di guardia medica in orario notturno, veniva sessualmente aggredita da un individuo introdottosi con la forza.

Condannato per violenza carnale e violazione di domicilio, l’ aggressore presentava ricorso in Cassazione, che pero’ lo respingeva in toto.

A propsito del secondo aspetto, quello della violazione di domicilio, la Corte enunciava interessanti principi, confermando la sussistenza del reato nel caso di abusiva introduzione o permanenza nei locali dello studio di un libero professionista che esercita compiti "che si inseriscono in un'attività procedimentale di rilevanza pubblica." 
Secondo la Cassazione l'ambiente della guardia medica costituisce un'area riservata che può assimilarsi a quella di un temporaneo privato domicilio del medico chiamato a permanere lì durante la notte per potersi attivare, ove necessario, per apprestare l'assistenza medica dovuta.
Nel caso in specie  la guardia medica risultava aperta al pubblico nell'orario ordinario del servizio di assistenza, ma invece con ingresso limitato nell'orario notturno ai soli casi con necessità di assistenza.
Veniva percio’ confermata la doppia condanna.

Commento
Numerose sono le segnalazioni dei medici addetti a tali servizi a proposito dell’introduzione spesso aggressiva o addirittura violenta di persone con pretese improprie, motivazioni pretestuose o comunque non connesse con i compiti specifici propri del servizio.  La sentenza in oggetto puo’ costituire quindi un utile precedente idoneo a scoraggiare, in parecchi casi, questi comportamenti scorretti e potenzialmente rischiosi. 
Nei locali di guardia medica hanno diritto di accesso solo i pazienti che necessitano di assistenza, nei limiti e con le modalita’ stabilite dagli Accordi e dai Regolamenti, per le sole prestazioni dovute, e solo per il tempo ad esse connesso.
Daniele Zamperini
 

Depenalizzazione della colpa lieve del medico

Pubblico qui di seguito, con il suo consenso, una breve nota scritta da Daniele Zamperini relativa alla recente sentenza della Cassazione:
 
" Un medico che, nel corso di un intervento di ernia discale, aveva leso dei vasi sanguigni causando un'emorragia che aveva portato al decesso del paziente.
La Cassazione, applicando il Decreto Balduzzi annullato la sentenza rinviando la causa ai giudici di merito perche' accertino se il sanitario ha rispettato le linee-guida o le regole di virtuosa pratica medica, e se si tratti di colpa lieve,nel qual caso potrebbe essere prevista l' esimente prevista dal Decreto ormai convertito in legge.
E' un passo in avanti, certamente, ma vorrei ammonire contro facili entusiasmi, perche' la norma e' di ambigua interpretazione, e un' unica sentenza non basta a stabilire una norma. In un convegno giudiziario a cui ho preso parte, autorevolissimi magistrati hanno espresso l' opinione che, tutto sommato, le cose cambino molto poco.
I motivi sono complessi: la colpa puo' essere graduata sotto l' aspetto dell' imperizia, ma puo' esserlo (ad esempio) sotto l' aspetto della negligenza?
E siamo certi che il richiamo alle linee-guida non possa, contrariamente a quanto sperato, aggravare la posizione del medico? In altre parole, siamo certi di rispettare sempre le linee-guida nella nostra pratica pofessionale quotidiana?
Il problema verra' approfondito in sede giudiziaria, e siamo anche in attesa dei regolamenti attuativio. Poi si vedra' meglio. La volonta' del ministro c'e', il nostro sistema pero' e' cosi' complesso che impastoia chiunque cerchi di cambiare le cose.
Niente entusiasmi, quindi, continuiamo ad operare con prudenza e diligenza, che sono i nostri scudi".
 
 

Scienza e Professione di febbraio 2013

Disponibile per il download Scienza e Professione di febbraio 2013


venerdì 1 febbraio 2013

Il nuovo rapporto Osmed 2012 sull'uso dei farmaci in Italia

vedi il documento

Cala la spesa in farmacia (-6,8%). Aumenta quella di Asl e ospedali (+8,7%)

Anche se i consumi sono rimasti stabili, la spesa farmaceutica territoriale a carico del SSN ha avuto una riduzione pari al -6,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

I medicinali a brevetto scaduto costituiscono ormai quasi il 40% (38,4%) della spesa convenzionata e più della metà delle dosi giornaliere consumate ogni mille abitanti (55,3%).
Sia la spesa sia i consumi dei farmaci a brevetto scaduto sono in aumento rispetto all’anno 2011, rispettivamente del +6,4% e del +10,2%.

 

 

 

Cassazione: "La colpa lieve non è penale se il medico ha seguito le linee guida accreditate"

Da Quotidiano Sanità


Depenalizzata la colpa lieve del medico quando il caso si colloca "all'interno dell'area segnata da linee guida o da virtuose pratiche mediche, purché esse siano accreditate dalla comunità scientifica”. E' quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, in linea con quanto previsto dal decreto Balduzzi , in
una sentenza della IV sezione penale, depositata ieri, che si è pronunciata sul caso di un medico che, nel corso di un intervento di ernia discale, aveva leso dei vasi sanguigni causando un'emorragia che aveva portato al decesso del paziente.

E' già qualcosa,  un piccolo passo verso la difesa dell'atto medico inteso come atto con finalità terapeutiche e che pertanto non dovrebbe mai avere risvolti penali, ma non tale da poter considerare in via di risoluzione il problema del tiro al bersaglio al medico.

COMUNICATO STAMPA

SANITÀ, SMI: BENE SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLA DEPENALIZZAZIONE DELLA COLPA LIEVE.ORA SERVE INTERVENTO LEGISLATIVO  PIÙ AMPIO E ARTICOLATO. LE FORZE POLITICHE DIANO UNA RISPOSTA


SALVO CALÌ, SEGRETARIO SMI: 
“NON SI CHIEDE L’IMPUNITÀ, ATTENZIONE. CIÒ CHE SI AUSPICA È CHE SI INTERROMPA LA SPIRALE PERVERSA DEL BOOM DELLE DENUNCE SULL’ATTIVITÀ MEDICA E SI DEFINISCANO CHIARAMENTE I CONTORNI DELLE RESPONSABILITÀ CIVILI E PENALI, NONCHÉ DEI PROTOCOLLI DI INTERVENTO E DI BUONA PRATICA. 
IL CITTADINO HA DIRITTO AL RISARCIMENTO E IN CASO DI DOLO AD AVERE GIUSTIZIA CON LA CONDANNA DEL PROFESSIONISTA CHE HA SBAGLIATO. 
MA PER OTTENERE TUTTO CIÒ È NECESSARIA UNA LEGGE CHE PREVEDA LA DEPENALIZZAZIONE DELL’ATTO MEDICO E IL POTENZIAMENTO DELLE CAMERE ARBITRALI PER AVERE GIUDIZI RAPIDI E DI QUALITÀ A TUTELA DEL PAZIENTE E DEGLI STESSI CAMICI BIANCHI”



Il Sindacato dei Medici Italiani (Smi) valuta positivamente la notizia sulla sentenza della Cassazione relativa alla depenalizzazione della colpa lieve. Ora si attende di legge il dispositivo, ma lo Smi coglie l’occasione per chiedere interventi strutturali su questa materia.
Per Salvo Calì, segretario generale Smi, «la situazione in Italia è ai livelli di guardia: è intollerabile che i medici subiscano, spesso, denunce per ragioni estranee al loro operato. Si pensi ai molti problemi organizzativi derivanti dal taglio dei posti letto o dalla chiusura di diversi Pronto soccorso. Un professionista costretto a lavorare con il paziente in barella, in un corridoio, a causa del sovraffollamento, rischia più di altri di incorrere in errori, ed è, quindi, egli stesso vittima della malasanità non solo il paziente. In questi anni abbiamo assistito all'incremento del 24]]%]] delle denunce, ma, badate bene, il 98,1]]%]] dei procedimenti penali si conclude con l'archiviazione. Eppure, l'unico a pagarne le conseguenze in termini di danno psicologico ed economico è il medico».

«Al ministero guidato da Balduzzi – continua il segretario Smi - proprio questa settimana, in un incontro con l’Intersindacale, abbiamo proposto un intervento strutturale: depenalizzare l'atto medico e auspicato il potenziamento delle camere arbitrali con chiari criteri di qualità (con medici e avvocati) al fine di ridurre il contenzioso, ora, forti anche della sentenza di ieri della Cassazione, pur in attesa di leggere il dispositivo, facciamo un ulteriore appello alla Politica: non si chiede l’impunità, attenzione, ciò che si auspica è che si interrompa la spirale perversa del boom delle denunce sull’attività medica e si definiscano chiaramente i contorni delle responsabilità civili e penali, nonché dei protocolli di intervento e di buona pratica. Il cittadino ha diritto al risarcimento e, in caso di dolo, ad avere giustizia con la condanna del professionista che ha sbagliato. Ma per ottenere tutto ciò è necessario depenalizzare l’atto medico e potenziare le camere arbitrali per avere giudizi rapidi e di qualità a tutela del paziente e dei camici bianchi. Non possiamo rimanere ostaggi delle assicurazioni e della medicina difensiva».
 
Roma, 1 febbraio 2012