lunedì 30 dicembre 2013

Case della Salute: Veneto, Toscana, Marche ed Emilia già fanno marcia indietro

Queste regioni non riescono a coprire le spese, che sono pari a 1,5-2 milioni di euro ogni anno. Il sindacato: «Si rischia di indebolire il 118»e far sparire la guardia medica

Un'unità territoriale di assistenza primaria costa tra 1,5 e i 2 milioni di curo l'anno, «e il Veneto, ad esempio, sta già facendo marcia indietro, in quanto non riesce a coprire le spese». 1 dati sono quelli forniti dallo Smi, Sindacato medici italiani, che denuncia un «progressivo fallimento» a livello nazionale del progetto delle «case della salute», almeno per quanto riguarda l'indirizzo di applicazione del decreto legge 158 del 13 settembre 2012, meglio noto come «Decreto Balduzzi». I motivi, secondo il sindacato, sarebbero da ricercarsi nell'impossibilità di coprire tutte le spese attraverso l'eliminazione delle indennità extra ai medici di famiglia, calcolate in «circa 600mila euro l'anno per ciascuna delle strutture realizzate».

Più i costi che i ricavi, insomma, secondo Maria Paola Volponi, dirigente sindacale Smi. Questo si evince dalla pur breve esperienza delle regioni italiane come Lombardia, Veneto, Marche, Toscana ed Emilia Romagna dove si è data applicazione al decreto aprendo i primi poliambulatori. Per il momento, in realtà, non si è ancora registrata la chiusura di nessuno dei 67mila studi medici sparsi sul territorio nazionale. Affinché la soppressione delle indennità diventi effettiva, infatti, è necessaria la stipula di una nuova convenzione sulla medicina generale (attualmente in discussione), i cui termini però sono contemplati nell'atto di indirizzo approvato dal Parlamento. «Con questo provvedimento - spiega Volponi - si va verso la cancellazione della guardia medica, l'indebolimento del 118 e della rete degli studi dei medici di famiglia e dei pediatri». Un esempio, quello della Toscana, indicata anche dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, come modello da seguire. «Il presidente Enrico Rossi ha praticamente già tolto la guardia medica h24 - afferma la sindacalista - riducendola fino all'h 16. In programma c'è anche la riduzione del 118, da compensare con degli ospedali di comunità a gestione infermieristica, contemplati nell'atto di indirizzo. Solo che degli infermieri, per quanto qualificati, non possono certo essere autorizzati a determinate somministrazioni, seppur di primo soccorso». Anche perché, se l'obiettivo è decongestionare i pronto soccorso, la soluzione potrebbe essere ben più semplice: «Basterebbe solo dirottare i 140-150mila codici bianchi e verdi verso i medici di famiglia, per circa 2 visite in più al giorno in carico a ognuno di loro». In tutto ciò, non è contemplata la questione relativa ai collaboratori, il personale non medico: «Sono almeno 40mila gli operatori che rischiano di perdere il lavoro - afferma ancora la dirigente sindacale Altro incentivo, tral'altro, alla chiusura degli studi medici di famiglia». Vn. Bis.



Il soccorritore dopo la legge Balduzzi

incongruenze giuridiche e di sistema

dal sito ALTALEX

Articolo 25.11.2013 (Emanuele Telesca)
L’articolo analizza la novella normativa rappresentata dalla legge 189/2012 e, in particolare, la portata nel mondo sanitario del suo articolo 3. Focus dell’approfondimento è la figura e lo status del soccorritore alla luce proprio della riforma in esame, valutandone benefici e criticità di “sistema”.
Lo strumento utilizzato per la disamina è quello dell’interpretazione letterale della norma, suddivisa nei suoi tre profili cardine: definizione di “esercente le professioni sanitarie”, rilevanza di linee guida e buone pratiche accreditate, i “nuovi” profili di responsabilità in ambito civile e penale.
L’obiettivo è dimostrare l’incongruità giuridica, le pericolose derive e le paradossali conseguenze, alla luce della c.d. legge Balduzzi, di un sistema sanitario che affida al personale dedito al soccorso extra ospedaliero un ruolo centrale nella prevenzione; privandolo, al contempo, di un riconoscimento ex lege.
Nelle conclusioni si andrà a delineare lo scenario, da qui al prossimo futuro, tanto della norma (in particolare la sua tenuta costituzionale) che del settore (con gli sperati progressi ed avvicinamenti a modelli già presenti in varie parti del mondo).

Sommario

 
http://www.altalex.com/index.php?idnot=65361

Case della dalute: "più ombre che luci"

I medici si ribellano alle case della salute
A Roma 14 strutture per svuotare gli ospedali I dottori di famiglia: non deportateci lì dentro
Oltre tremila studi medici di base a rischio chiusura nel Lazio, più di 1.200 collaboratori fra segretarie e infermieri che potrebbero perdere il posto di lavoro. E interi quartieri, o piccoli paesi, che non si troverebbero più il loro medico di famiglia a portata di mano. È questa l’altra faccia delle «case della salute», i nuovi ambulatori distrettuali aperti h24 e formati da medici di base, specialisti ambulatoriali, infermieri, fisioterapisti e altri tecnici, previsti nel piano di applicazione da parte della Regione Lazio relativo al Decreto Balduzzi in tema di riforma sanitaria, almeno secondo quanto denuncia lo SMI, Sindacato Medici Italiani, del Lazio.
La discussione è ancora aperta (le case della salute dovranno essere aperte nel corso del 2014) ma ad oggi queste strutture, pensate per alleggerire il massiccio (e molto spesso inutile) afflusso che congestiona i pronto soccorso di tutto il territorio regionale, dovrebbero essere finanziate sottraendo ai medici di famiglia le indennità che percepiscono per i collaboratori, il mantenimento delle strutture e l’informatizzazione. «Circa 16mila euro l'anno», sostiene il sindacato medici. Così, pur non essendone obbligati, la maggioranza dei 4.824 dottori laziali si troverebbe costretta a chiudere il proprio studio medico, facendo gradualmente confluire i pazienti direttamente presso le nuove strutture, previste in ogni municipio romano. Fenomeno che andrebbe di fatto a modificare tutto il panorama dell’assistenza sanitaria territoriale.
«Se la bozza è questa - spiega PINA ONOTRI, dirigente sindacale SMI e medico di base - diventerebbe antieconomico e impossibilitante continuare l’attività di base. Deportare tutti i dottori di medicina generale lì dentro significherebbe lasciare scoperte tante zone e snaturare il rapporto fiduciario con i pazienti».
L’esempio è classico, ma efficace: quello della persona anziana che dovrà prendere due autobus per recarsi dal suo medico. Insomma, secondo la ONOTRI, se il piano è quello di alleggerire il lavoro dei pronto soccorso, la strada non è quella giusta: «La nostra è medicina preventiva - afferma - facciamo un lavoro diverso dal pronto soccorso. Possiamo dare una mano, ma smantellare il "medico di famiglia" è impensabile».
Ogni medico di famiglia percepisce fra i 3,70 e i 4 euro lordi ad assistito (massimo 1500 pazienti). Da questi soldi vanno scorporate tasse e contributi, le indennità per il mantenimento dello studio (affitto, luce e gas) e da qualche mese anche l'acquisto di «attrezzi del mestiere» come flebo, lenzuolini per i lettini e perfino le siringhe. A rischio anche il lavoro delle segretarie di studio. Ad oggi, ogni medico riceve un’indennità utile a pagare fra il 40 e il 60% dello stipendio delle collaboratrici. «Tante perderanno il posto di lavoro, riportando la medicina di base ai tempi dei film di Alberto Sordi, se non peggio».
Come detto, per ora il Lazio vive ancora una fase di concertazione fra Regione, operatori e parti sociali. L’unico atto formale è stato il decreto del commissario ad acta (che poi è lo stesso presidente Nicola Zingaretti) che recepisce quello noto come Decreto Balduzzi ratificato dal Parlamento. Dall’entourage del Governatore, tuttavia, parlano di «massima apertura al dialogo»: «Le novità spaventano, ma in altre regioni come Toscana ed Emilia Romagna le case della salute stanno funzionando alla grande. Stiamo comunque preparando una proposta di accordo con i medici di base che verrà presentata direttamente da Zingaretti al momento opportuno. Nessuno vuole smantellare gli studi medici di base, tutt'altro».
Lo stesso presidente Zingaretti, alla vigilia di Natale, ha confermato che la strada intrapresa è quella giusta e che non si torna più indietro: «Abbiamo individuato le sedi, abbiamo qualche giorno di ritardo ma il lavoro sta andando avanti. Ci siamo dati l’impegno di presentare i primi di gennaio il cronoprogramma con data, logo, personale e protocolli a sostegno». Un attesa decisa in via precauzionale: «Preferiamo aprirle senza imbrogli - ha aggiunto - quindi non aprire cantieri dentro i quali poi non corrisponde un servizio efficiente. È vero, abbiamo due o tre settimane di ritardo, ma sta andando avanti un lavoro che porterà presto ad aprire, innanzitutto nelle province e poi a Roma, le Case della salute». Medici di base permettendo.
Vincenzo Bisbiglia



venerdì 20 dicembre 2013

Cari colleghi...

Cari colleghi,

un anno difficile è quasi passato ed un altro altrettanto difficile si sta preparando.
Probabilmente il prossimo anno ci sarà una riapertura dei tavoli contrattuali, in un clima generale che non ci è sicuramente favorevole. 
In questo periodo, come dal mandato di cui siamo stati investiti  i vostri rappresentanti regionali di settore ed io, abbiamo cercato di far convergere i nostri sforzi sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali ;è questo il senso della nostre opposizione alla politica di alcune regioni che tendono a ristrutturare al ribasso la nostra funzione ed il nostro ruolo (vedi regione Toscana) o le azioni giudiziarie che abbiamo intrapreso per costringere altre regioni a pubblicare le zone carenti di c.a per stabilizzare quanti più colleghi possibili (vedi Lombardia , Campania , Calabria) ed altre ne seguiranno. Nel contempo non abbiamo sicuramente dimenticato i colleghi che lavorano da anni come sostituti e che non riescono ad accedere ad incarico a tempo indeterminato perchè nè equipollenti nè formati, senza contare i  colleghi neolaureati che rimarranno disoccupati a vita per la contrazione delle borse di studio nella formazione e nella specializzazione.
Il nostro manifesto programmatico sarà la proposta di partenza per il rinnovo contrattuale per il settore, ed io vi invito a collaborare con suggerimenti e proposte.
Colgo l'occasione per ringraziare la commissione di settore per il gran lavoro che sta svolgendo , nonchè tutti i vostri rappresentanti provinciali ed aziendali per il tempo che dedicano alla causa del sindacato nell'interesse di noi tutti, e voi per il sostegno
Vi auguro Sereno Natale con i vostri cari ed un Felice Anno Nuovo.
Buon lavoro a chi in quei giorni sarà in turno.



giovedì 19 dicembre 2013

VITTORIA DELLA GUARDIA MEDICA IN CALABRIA

IL TAR ACCOGLIE IL RICORSO DELLO SMI: VIA LIBERA ALLA STABILIZZAZIONE DI 700 PROFESSIONISTI

PINA ONOTRI, DIRIGENTE NAZIONALE SMI: "LA REGIONE DEVE PUBBLICARE 700 ZONE CARENTI. NON ESISTONO ALIBI. SI VA VERSO LA FINE DELLA PRECARIZZAZIONE DI 700 MEDICI DI CONTINUITA' ASSISTENZIALE. UN SUCCESSO DELLA NOSTRA INIZIATIVA POLITICA E GIURIDICA"


Doccia fredda sulle politiche della Regione Calabria con la decisione del Tar che accoglie il ricorso dello Smi e diversi medici per la pubblicazione delle zone carenti della continuità assistenziale (guardia medica).

Per Pina Onotri, responsabile nazionale Continuità assistenziale Smi, "la decisione del Tar segue altre analoghe in tal senso, per esempio anche in Campania, presentate dalla nostra sigla, volte a garantire i diritti dei medici. E' una campagna contro la precarizzazione ulteriore del Ssn da parte delle Regioni. In Calabria grazie al lavoro di Salvatore Ventura, responsabile regionale del settore, abbiamo cercato da un lato il confronto con l'assessorato, purtroppo rimasto senza risposta, dall'altro avviato tutte le iniziative sindacali e giuridiche. Il risultato è positivo: il tribunale amministrativo ha accolto il nostro ricorso: si devono pubblicare le 700 zone carenti.
Un messaggio chiaro per tutte le altre realtà del Paese dove si tende a costruire una sanità pubblica basata sul precariato e sull'indebolimento dei servizi per i cittadini".

Roma, 19 dicembre 2013


martedì 17 dicembre 2013

FarmaSMI News nr.15/2013

La recente pubblicazione in USA delle ennesime nuove linee guida - ACC/AHA -  sull’uso più appropriato delle statine,  ha riacceso polemiche e dibattiti, mai peraltro conclusi, su come muoversi in questa magmatica materia. Ciò vale soprattutto per noi, che giornalmente siamo chiamati a scegliere il miglior consiglio da dare ai nostri pazienti.
Dopo aver trattato l’argomento nei numeri 1 e 8 di FarmaSMI, ospitiamo qui con entusiasmo il contributo del collega Luigi Santoiemma, da sempre interessato ad approfondire e a divulgare i temi legati alle politiche sul farmaco, che ha accettato di far parte della redazione di queste News.
Gli diamo il benvenuto.
 
Ma NB - Le nuove linee guida, qui riassunte, riflettono una modalità molto vicina all’approccio pratico del nostro lavoro di MMG. Ma attenzione NON SONO LE REGOLE ATTUALMENTE DETTATE DALLA Nota 13 dell’ AIFA, alla quale dobbiamo comunque far riferimento, almeno fino alla sua prossima auspicata abolizione. Che ci aspettiamo prossima dopo queste  più semplici e innovativi orientamenti …!!
 
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 STATINE - LE NUOVE LINEE GUIDA e LO STATO DELL’ARTE : 
 dopo ACC/AHA  2013: Blood Cholesterol Guideline-http://circ.ahajournals.org
 
Le differenze principali rispetto alle Linee Guida ESC 2012 si riassumono:
 
 
1)  La terapia con statine non viene più decisa sulla base di target di LDL-C da raggiungere ma: 
a)    per tutte le condizioni cliniche che ne possono beneficiare in termini di riduzione del rischio di eventi CV, in prevenzione secondaria;
 
b)    nei soggetti con LDL-C > 190 mg/dl  oppure con un rischio significativo di eventi CV a 10 anni e LDL-C comprese tra 70 e 189 mg/dl,  in prevenzione primaria.
 
2)    Non viene valutata l’attività ipocolesterolemizzante in sé di una statina, ma l’intensità di cura necessaria, valutando soprattutto l’effetto delle  diverse molecole ai differenti dosaggi. 
3)    In Prevenzione Primaria, elemento decisionale molto forte, per la  prescrizione di cura ad alta intensità, è un valore di LDL-C > 190 mg/dl,  indipendentemente dalla stima del rischio di ASCVD a 10 anni, ricavata dalle Pooled Cohort Equations. In quest’area, evidentemente, rientreranno le forme familiari, ma gli estensori delle LG non si soffermano sul tentativo di diagnosi delle stesse, ma guardano solo al dato LDL-C. 
 
 
In questo modo vengono identificati  4 gruppi di pazienti che possono ottenere giovamento dalla riduzione del Rischio di Malattia Cardio-Vascolare Aterosclerotica  (ASCVD*)  , attraverso l’uso di statine ad alta o moderata intensità , in prevenzione sia primaria che secondaria:
 
a)    Soggetti con ASCVD clinica – vedi *
b)    Soggetti con aumento primitivo di LDL-C > 190 mg/dl
c)    Soggetti tra i 40 e i 75 anni diabetici con LDL-C compreso tra 70-189 mg/dl
d)    Soggetti senza ASCVD clinica o diabete di età tra 40 e 75 anni con LDL-C tra 70 e 189 mg/dl e un  rischio di ASCVD a 10 anni del 7,5 % o maggiore.
 
 *ASCVD include: sindromi coronariche acute, storia di IMA, angina stabile o instabile, rivascolarizzazione coronarica o arteriosa, ictus, TIA, malattia arteriosa periferica di presumibile origine aterosclerotica.
 
  LA TERAPIA
 

Terapia con statine
ad alta attività
Terapia con statine a moderata attività
Terapia con statine
a bassa attività
La dose media giornaliera ridurrà mediamente il LDL-C del 50%
La dose media giornaliera ridurrà mediamente il LDL-C dal 30 al 50%
La dose media giornaliera ridurrà mediamente il LDL-C < 30 %.
 
Atorvastatina (40*) 80 mg
Rosuvastatina 20(40**)mg
 
Atorvastatina 10 (20**) mg
Rosuvastatina (5**) 10 mg
Simvastatina 20-40 mg
Pravastatina 40(80**) mg
Fluvastatina XL 80** mg
Fluvastatina 40 x 2 mg
 
Simvastatina 10** mg
Pravastatina 10-20 mg
Lovastatina 20 mg
Fluvastatina 20**-40** mg
 
*: evidenza in 1 solo RCT 
**: dosaggi approvati da FDA ma non testati nei RCT considerati nella revisione

Forza delle raccomandazioni per il trattamento con statine del colesterolo per la riduzione del rischio cardiovascolare aterosclerotico nell’adulto
 
RACCOMANDAZIONI
FORZA DELLA RACCOMANDAZIONE / LIVELLO DI EVIDENZA (^)
Target dei trattamenti
Non dare raccomandazioni pro o contro specifici target di LDL-C  o nonHDL-C
N/A
Prevenzione secondaria
Terapia ad alta intensità con statine in pazienti < 75 aa con ASCVD clinica
IA
In pazienti con ASCVD clinica che non possono usare terapia ad alta intensità con statine, se controindicata o in previsione di eventi avversi, deve essere consigliata una terapia con statine a moderata intensità.
IA
In pazienti con ASCVD clinica > 75 aa deve essere valutato il potenziale dei benefici e dei rischi, avviando una terapia a moderata o alta intensità con statine.
 E’ ragionevole continuare con la terapia al momento tollerata.
IIaB
Prevenzione Primaria in soggetti > 21 aa con LDL-C > 190 mg/dl
Soggetti con LDL-C > 190 mg/dl o trigliceridi > 500 mg/dl devono essere valutati per cause secondarie di iperlipidemia.
IB
Adulti > 21 aa con LDL-C primitivo > 190 mg/dl devono ricevere terapia con statine ad alta intensità, se non controindicata e comunque con la massima dose tollerata di statine.
IB
In adulti > 21 anni con LDL-C > 190 mg/dl in corso di trattamento, intensificare la terapia con statine per raggiungere almeno una riduzione del 50%
IIa B
Adulti > 21 anni con LDL-C > 190 mg/dl dopo aver raggiunto la massima intensità di terapia con statine, considerare l’aggiunta di un altro farmaco per ridurre il LDL-C.
IIb B
 
 
 
Prevenzione primaria in soggetti con Diabete Mellito e LDL-C 70-189 mg/dl
Una terapia con statine a moderata intensità deve essere avviata o continuata in adulti diabetici tra 40 e 75 anni.
IA
Una terapia con statine ad alta intensità è proponibile per diabetici con età tra 40 e 75 anni con un rischio* ASCVD a 10 aa > 7,5% , se non controindicata.
IIa B
In adulti diabetici con < 40 o > 75 anni è ragionevole valutare il rapporto beneficio/danno, le possibili interazioni e considerare le preferenze del paziente prima di avviare, continuare o intensificare una terapia con statine.
IIa C
 
 
Prevenzione Primaria in individui senza Diabete Mellito e con LDL-C tra 70 e 189 mg/dl
Le Pooled Cohort Equations dovrebbero essere usate per stimare il rischio ASCVD a 10 anni in individui senza ASCVD clinica e LDL-C tra 70 e 189 mg/dl per avviare una terapia con statine per la riduzione del rischio.
I B
Adulti tra 40 e 75 anni con LDL-C tra 70 e 189, senza ASCVD clinica o diabete e un rischio a 10 anni > 7,5 %  ,dovrebbero essere trattati con una terapia con statine ad intensità moderata-alta.
I A
E’ ragionevole offrire una terapia con statine a moderata intensità ad adulti tra 40 e 75 anni, con LDL-C tra 70 e 189 mg/dl, senza ASCVD clinica o diabete, e un rischio stimato tra 5% e <7,5%.
IIa B
Prima di iniziare una terapia con statine in prevenzione primaria in adulti con LDL-C tra 70 e 189 mg/dl, senza ASCVD o diabete, è ragionevole avviare un confronto tra clinico e paziente per considerare il rapporto beneficio/danno, le interazioni tra farmaci e le preferenze del paziente.
IIa C
In adulti con LDL-C <190 mg/dl che non sono altrimenti identificati in uno dei 4 gruppi candidati a  riceve un beneficio dal trattamento con statine o per i quali, dopo una valutazione quantitativa del rischio rimane dubbia la decisione del trattamento, possono essere considerati fattori addizionali** per assistere la decisione di trattare. In questi individui, può essere considerata una terapia con statine in prevenzione primaria dopo valutazione della potenziale riduzione del rischio di ASCVD, eventi avversi, interazioni tra farmaci e discussione delle preferenze del paziente
IIb C
Scompenso cardio-circolatorio ed Emodialisi
L’Expert Panel non fornisce raccomandazioni sull’avvio o la sospensione di statine in pazienti con scompenso sistolico ischemico classe NYHA II-IV o in pazienti in emodialisi.
_ _
 
(^)  : per l’esplicitazione della Forza delle Raccomandazioni e del Livello di Evidenza vedere in:
Stone NJ et al. 2013 Acc/AHA Blood Cholesterol Guideline- http://circ.ahajournals.org/loohup/supp/doi:10.1161/01.cir.0000437738.63853.7a/-/DC1
 
*Rischio ASCVD include: prima occorrenza di IMA non fatale, morte cardiovascolare, ictus fatale e non fatale. Ricavato dalle Pooled Cohort Equations.
 
** :       -    LDL-C > 160 mg/dl o altra evidenza di iperlipidemia familiare
-      Storia familiare di ASCVD   in parenti di primo grado < 55 aa nei maschi e < 65 nelle femmine
-      PCR ad alta sensibilità > 2 mg/dl
-         Deposizione di calcio nell’aorta(CAC) > 300 Agaton o > 75 percentile per età sesso ed etnia
-         Indice gamba/braccio < 0,9
-      Rischio elevato di ASCVD                                           A cura di Luigi Santoiemma         
                                                                    




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Pina Onotri

venerdì 13 dicembre 2013

MEDICO D'EUROPA On line n. 42 (13 dicembre)

ACQUE DELLA SALUTE...E LA FIMMG ALLA FINE VENNE SANZIONATA DALL'ANTITRUST
 11 Dicembre - Uliveto e Rocchetta "acque della salute" e la Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg)...e alla fine interviene l'Antitrust: sanzioni complessive per 130 mila euro.
(Leggi tutto...)


 SMI: L'ATTO DI INDIRIZZO METTE IN GINOCCHIO L'ASSISTENZA PER CITTADINI: MENO SERVIZI, ZERO RISORSE!
11 dicembre - Lo Smi attacca l'atto di indirizzo per la convenzionata e nel contempo denuncia le pratiche antisindacali contro i medici di medicina generale in tutto il Paese: "Le Regioni ladre di democrazia". La dichiarazione di Maria Paola Volponi.
(Leggi tutto...)



giovedì 12 dicembre 2013

Medici precari Regione Lazio: direttiva ministeriale proroga fino al 31/12/2016

 Il 10 dicembre il sottosegretario Fadda ha inviato alle Regioni una direttiva per la proroga di tutti i contratti di lavoro dei precari in sanità sino al 31 dicembre 2016, al fine di mantenere l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e la ricerca in sanità, stante il blocco delle assunzioni ed in attesa dell’emanazione dello specifico decreto che permetterà la stabilizzazione.

L’emanazione di questa direttiva e l’accordo sui contenuti del D.P.C.M. che definirà le procedure di stabilizzazione dei precari della sanità che da anni sono impegnati a garantire la tutela della salute e lo sviluppo della ricerca in sanità, sono il frutto dell’intesa raggiunta tra il Ministero della Salute e tutti i sindacati.

FVM-SMI Lazio, insieme agli altri sindacati, sta seguendo le procedure di emanazione del Decreto di proroga del personale precario della nostra Regione, sia per quanto riguarda la durata sia per evitare l’esclusione di alcuni dei medici con contratti atipici.

Le segnalazioni di inadempienze o di comunicazioni parziali del numero dei precari da parte delle ASL e AO possono essere comunicate alla segreteria di FVM-SMI; Via Merulana 272 - Tel. e Fax: 06/4826742 email: fvm-lazio@alice.it


Sulla Sicurezza della postazione di C.A. di Campagnano (Rm)



mercoledì 11 dicembre 2013

ATTO DI INDIRIZZO: LO SMI DICE NO!

Smi, Bozza Regioni impedisce a mmg di tutelare salute cittadini

 

«Speriamo che le regioni ci ripensino, c’è il rischio di buttare via la storia della sanità di questo paese». Maria Paola Volponi, responsabile sanità territoriale del Sindacato Medici Italiani, attende come tutti i medici di famiglia le decisioni dei governatori delle regioni, che oggi a Roma s’incontrano, sull’Atto d’indirizzo, da pubblicare forse già venerdì. Tra i nodi evidenziati dai mmg: la regionalizzazione spinta delle aggregazioni, il taglio del 30% dello stipendio da destinare a nuove modalità di lavoro, l’affidamento di pezzi di assistenza a personale degli ospedali dismessi, l’abolizione del rimborso del sostituto per il medico sindacalista. «Se l’Atto passa com’è inizieremo un’opposizione dura – afferma Volponi – Smi dice no all’obbligo di partecipare alle forme associative decise regione per regione. Saremo in balia di 20 sistemi sanitari, alcuni avanzati e altri no, chiedo che almeno mi cooptino al tavolo a discutere. Il sindacato dei medici là interpreta i bisogni di salute, come l’amministrativo per conto del politico interpreta altre istanze dell’elettore». Poi c’è la partita economica. La convenzione è a costo zero, i medici non avrebbero aumenti per i loro sacrifici, «anzi indennità di gruppo, informatica e per il personale sarebbero ridistribuite in ogni regione entro un anno dalla firma dell’accordo nazionale. Ora, in alcune regioni finiremo nelle brutte copie degli ospedaletti della legge Mariotti, in altre non avremo nemmeno questa chance e i nostri soldi saranno reinvestiti su altro personale. E poi, una volta che si legasse una parte del nostro stipendio al lavoro nella casa della salute, magari per fare da “pronto soccorso minore”, tenere il piccolo studio decentrato potrebbe diventare antieconomico. Con buona pace dei nostri pazienti, che resterebbero in balia …dei burocrati».

 


 

Ricorso ex specializzandi

Caro collega,
A questo link troverai alcune considerazioni sulla storia dei ricorsi patrocinati per gli specializzandi che hanno iniziato a frequentare le scuole di specializzazione negli anni 1983 - 1991.
Ritengo possa essere utile la lettura, qualunque sia l’azione che nel presente o nel passato tu abbia o non abbia intrapreso.
Ricordo che per le azioni legali intraprese dal nostro sindacato, è a disposizione una sezione apposita sul nostro sito, dove accedere e richiedere tutto il materiale personalizzato alle proprie esigenze nonché, tutti i giorni dalle 16:00 alle 18:00 in sede ci sarà un nostro incaricato a tua disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.
Qualora tu non abbia già un procedimento in corso, la scadenza per aderire al nostro ricorso ex specializzandi 1983/91 è il 20 gennaio 2014
Sperando di esserti stato utile
Cordiali saluti
Francesco Medici

Pubblicate sul B.U.R. le zone carenti del Lazio

Come già anticipato in un precedente post  sono state pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio il Bando per le Zone Carenti con scadenza alla vigilia di Natale, pertanto chi è interessato non deve perdere tempo.
https://drive.google.com/file/d/0B6s44HLULF89aUY4dEY3alF5UUk/edit?usp=sharing

sabato 7 dicembre 2013

Riflessioni fuori tema (ma forse non troppo)

Ho ricevuto la mail di un amico e collega che quì di seguito condivido con voi, perché, pur se in maniera non  così   certosina mi sto documentando anche io su questo argomento. 
Una mia pz tedesca analista economica, con incarichi importanti presso l'ambasciata tedesca a Roma, mi ha confermato che l'unica soluzione alla crisi italiana è  l'uscita dall euro, e che tutti i tecnici che si sono dimostrati fin dall inizio a ragion veduta contrari all'euro sono stati messi a tacere. Basti pensare che 1 marco valeva 1000 lire, poi  marco 1 euro  e 1 euro 2000 lire. 
Chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso? 
E perchè il nostro stato sociale deve esserre distrutto?

Questa la mail:

"Come è ormai noto a chi mi conosce ultimamente sto seguendo con molta attenzione il dibattito sull'uscita dell'euro, ed è altrettanto noto che la mia posizione è a favore.
Non pretendo di convincere nessuno in quanto le cose andranno esattamente come devono andare, indipendentemente da quello che penso io, ma mi sembra giusto che ognuno ragioni sulla base di informazioni corrette e non sulla base di informazioni quanto meno imprecise. 

Una delle cose che ho imparato in questi ultimi tempi sono il vero significato dei concetti di spread e di Lex monetae.

Comincerei da quest'ultimo concetto visto che è senza dubbio il più antico.
Da Wikipedia ricavo questa definizione: "Col termine lex monetae si intende la facoltà di uno Stato sovrano di scegliere la propria valuta.
In caso di mutamento della stessa, si intende il diritto di determinare il tasso di conversione tra la vecchia e la nuova moneta avente corso legale."

Questo principio sovrano che molti ignorano,  come lo ignoravo io fino a poco tempo fa, distrugge l'obiezione di chi dice:"con l'uscita dall'euro i mutui schizzeranno alle stelle". Se il mutuo lo hai acceso in Italia con la legislazione italiana il valore del mutuo verrà contestualmente convertito nella nuova valuta esattamente al tasso didi cambio stabilito al momento del cambio di valuta e quindi sarà al sicuro dalla successiva svalutazione.  Diverso è il discorso per chi il mutuo lo ha acceso all'estero, ma questo è un caso particolare e assolutamente infrequente e che probabilmente coinvolge persone economicamente attrezzate a reggere la botta. 

Similmente, per la stessa ragione, il problema del debito pubblico in mani straniere non sussiste, infatti proprio stamani, al convegno "L'euro contro l'Europa" ho sentito l'economista francese Jacques Sapir dire che il 96% del debito pubblico italiano è stato acquistato sotto legislazione italiana, e quindi soggetto alla lex monetae.
Quest'ultimo punto ci porta a spiegare il concetto di SPREAD con il quale siamo stati tormentati dal 2011 in poi.
Cos'è questo SPREAD? Gli investitori esteri, proprio perché sono consapevoli, acquistando titoli di stato di uno stato estero, che si assumono un rischio del tipo quello che ho spiegato, pretendono all'atto dell'acquisto uno sconto, lo spread appunto, che gli permetta di ammortizzare il rischio e di rientrare del loro investimento. Pertanto chi ha acquistato un titolo di stato di 1000€ con uno spread a 300 lo ha pagato 700€e in caso di una svalutazione fino al 30% non ci ha rimesso nulla (e vi assicuro che quella gente i conti se li sa fare bene).

Cosa succederebbe quindi in caso di ritorno ad una valuta nazionale? Di sicuro non gli sfracelli che certa propaganda preannuncia, anzi, secondo il citato Jacques Sapir (http://en.wikipedia.org/wiki/Jacques_Sapir) che questa mattina al convegno ha illustrato un suo studio sulla dissoluzione della moneta unica europea ll PIL italiano aumenterebbe,  se questo avvenisse oggi, del24% con un aumento del l'inflazione del 2% rispetto alla attuale , quindi uno scenario tutt'altro che spaventoso.
E con questo ho concluso."
P. S.
Il convegno a cui fa cenno il collega è visualizzabile sul sito di Radio Radicale

giovedì 5 dicembre 2013

Tanto tuonò che piovve... L'atto di indirizzo per l'assistenza primaria

A questo link troverete l'ultima, anche se non del tutto definitiva, versione dell'atto di indirizzo.
http://www.quotidianosanita.it/allegati/create_pdf.php?all=1253334.pdf

Siglato al Ministero della salute il protocollo per il precariato medico e sanitario

il 3 dicembre è stato sottoscritto un protocollo di intesa sul precariato da tutte le sigle della dirigenza e del comparto sanità ed il Ministero della salute concordando la proposta di DPCM che dovrà essere condivisa con i ministeri della funzione pubblica e dell’economia.
Visti i limiti del’attuale DPCM, in particolare per quello che riguarda la stabilizzazione dei contratti atipici, il Ministero della salute ha assunto l’impegno di inviare alle Regioni una direttiva per la proroga di tutti i contratti di lavoro in essere siano essi a tempo determinato che atipici; infatti negli ultimi anni il numero di contratti atipici (co.co.co., co.co.pro, contratti libero-professionali etc.) è aumentato in modo esponenziale.

Nella direttiva verrà richiesto di prorogare i contratti in essere fino al 31.12.2016 ribadendo la necessità del lavoro attualmente precario, indispensabile per il mantenimento dei livelli di assistenza.

LE NOVITA’ CONTENUTE NELLA PROPOSTA DI DPCM

la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato e atipici in essere anche per le Regioni in piano di rientro;

lindividuazione del parametro della spesa per le stabilizzazioni a tempo indeterminato e per la conferma dei rapporti a tempo determinato e atipici;

la possibilità dellimmissione in ruolo fino al 31.12.2016 e senza ulteriori concorsi di quanti hanno già superato regolari procedure concorsuali inseriti in graduatorie utili per lassunzione a tempo indeterminato;

la possibilità di concorsi riservati per quanti hanno prestato servizio anche non continuativo per almeno tre anni negli ultimi cinque anni con contratto a tempo determinato;

la possibilità per i medici presso i servizi di emergenza di accedere ai concorsi anche senza specializzazione per quanti hanno svolto almeno 5 anni consecutivi di servizio;

lutilizzo delle graduatorie in ambito regionale.

Il Dpcm se pubblicato così come previsto possiede molte possibilità, sarà importante lapplicazione a livello regionale ed aziendale; per questi motivi SMI-FVM Lazio ha già provveduto a fare una ricognizione tra le situazioni presenti nelle ASL e Aziende ospedaliere. Quasi sempre i numeri non coincidono con quelli dati dalle aziende nei documenti di agosto pubblicati sul sito. Per tali motivi stiamo provvedendo ad una ulteriore verifica delle situazioni esistenti.